venerdì 13 febbraio 2015

PIERCING :DAI PRIMITIVI AD OGGI



Piercing o body piercing (dall'inglese to pierce, "perforare") indica la pratica di forare alcune parti superficiali del corpo allo scopo di introdurre oggetti in metallo (talvolta ornati con pietre preziose), osso, pietra o altro materiale, quale ornamento o pratica rituale.

Sono soggette a questa pratica soprattutto zone del corpo quali: lobo dell'orecchio, sopracciglio, narice e setto nasale, labbro, lingua, capezzolo, ombelico e organi genitali (glande, prepuzio e scroto nell'uomo; piccole e grandi labbra, prepuzio clitorideo e Monte di Venere nella donna).

I motivi che spingono a tale pratica possono essere i più vari e possono includere: religione, spiritualità, tradizione, moda, erotismo, conformismo o identificazione con una sottocultura.

Il termine viene talvolta utilizzato anche per definire la pratica del play piercing o "piercing temporaneo", che consiste nel forare parti del corpo temporaneamente, in connessione a pratiche BDSM o rituali/religiose, così come in uso presso gli Aztechi.
Il piercing ha origini antiche o preistoriche. Lo scopo principale era quello di distinguere i ruoli assunti da ogni membro all'interno della tribù, al fine di regolare i rapporti tra i vari individui sia nel quotidiano che durante le cerimonie, rendendo immediatamente palese tutta una serie di informazioni sull'individuo e al suo rapporto con il gruppo di appartenenza.
La perforazione del lobo, o meno frequentemente della cartilagine, dell'orecchio è stata praticata fin da tempi antichi, in particolare nelle culture tribali. Sembra infatti che nelle tribù antiche, credendo che il metallo fermasse gli spiriti malvagi, perforassero le orecchie cosicché tali spiriti non potessero entrare nel corpo attraverso le orecchie.

La pratica della perforazione del lobo è stata riscontrata spesso in corpi mummificati, compresa la più antica mummia mai scoperta finora, la mummia del Similaun, ritrovata nel 1991 nel ghiacciaio di Similaun sulle Alpi Venoste. Ötzi, così è stata soprannominata la mummia, oltre a numerosi tatuaggi, aveva un foro all'orecchio di 7,11 mm di diametro.

La perforazione delle orecchie negli uomini è molto comune nelle culture tribali fino al giorno d'oggi. Ad esempio nel Borneo la perforazione delle orecchie viene fatta ai ragazzi come rito di passaggio: la madre perfora un orecchio e il padre perfora l'altro, ciò simboleggia la dipendenza del figlio dai suoi genitori.
I marinai di un tempo credevano che forare il lobo acuisse la vista, così da poter ottenere il posto di vedetta, che era fra i più ambiti. I marinai portavano orecchini d'oro, cosicché, se fossero morti in mare e il loro corpo fosse stato trascinato a riva dalla corrente, con essi si sarebbe potuta pagare una sepoltura cristiana: il loro spirito, altrimenti, avrebbe vagato inquieto per l'eternità. Pare inoltre che i marinai che accettavano rapporti omosessuali comunicassero la loro disponibilità al resto della ciurma portando l'orecchino, a differenza di tutti gli altri, al lobo destro.
La perforazione della narice è comune tra le tribù nomadi del Medioriente fin dai tempi della Bibbia, ed è storicamente comune in India. Le donne indiane in età fertile, indossano un anello al naso, solitamente alla narice sinistra, poiché la narice è associata con gli organi riproduttivi femminili nella medicina ayurvedica.

Presso molte tribù di nativi americani la perforazione del setto nasale è un marchio dello status maschile. Ad esempio a questa usanza deve il proprio nome la tribù dei Nez Percé (letteralmente "Nasi Forati").

La pratica è comune anche tra i guerrieri delle tribù dell'Estremo Oriente e del Pacifico, poiché un osso nel naso conferisce un'apparenza aggressiva.

Aztechi e Incas indossavano un anello d'oro al setto nasale come ornamento, la pratica continua al giorno d'oggi presso gli indiani Cuna dell'isola di Panamá.

Uomini e donne Marubo, nel Brasile occidentale, hanno in uso la perforazione del setto nasale, facendovi passare attraverso alcune fila di perline. Ciò è considerato un mezzo per entrare in sintonia con la natura che li circonda.

Una differente forma di modificazione estetica è quella praticata dagli aborigeni australiani, che perforano il setto nasale con un lungo stecchetto così da appiattire il naso.

La tribù Bundi di Papua Nuova Guinea perforano il setto del naso come rito di passaggio all'età adulta da parte dei maschi.

L'unico luogo al mondo di cui storicamente si ha notizia che perforazione del setto nasale sia più diffusa tra le donne che tra gli uomini, è nell'area himalayana del Nord dell'India, del Nepal, del Tibet e del Bhutan. Alle donne in queste regioni viene spesso perforata la narice forata in giovane età, mentre il setto viene perforato durante il matrimonio a significare l'appartenenza al proprio sposo.
Così come la dilatazione dei lobi delle orecchie, anche il piercing al labbro ha origine nelle culture tribali dell'Africa e dell'America.

Nelle culture precolombiane, la perforazione del labbro era considerato uno status symbol e solamente gli uomini di alto rango potevano indossarlo. Nel Sud America tale tipo di piercing viene chiamato Tembetá.

Presso gli Yanomami si usa perforare il labbro inferiore, inserendovi dei bastoncini. Ciò permette ai giovani innamorati di scambiarsi messaggi erotici velati.

La perforazione del labbro nelle culture tribali africane, invece, è un'esclusiva femminile e il significato della pratica cambia da tribù a tribù. Ad esempio presso la tribù Dogon del Mali un anello al labbro viene portato per questioni spirituali; nella tribù Saras-Djinjas del Ciad il labbro della donna viene forato con il matrimonio, così da rappresentare un simbolo di assoggettamento al marito. Infine presso la tribù Makololo del Malawi il labbro delle donne viene perforato per un puro motivo estetico: pochi uomini Makololo andrebbero con una donna che non porta tale tipo di ornamento, considerandola innaturale.
Presso gli Aztechi e i Maya, era in uso la pratica della perforazione rituale della lingua: la lingua veniva perforata con una spina di pesce e vi veniva passata attraverso una corda, così da versare sangue e indurre uno stato alterato di coscienza. Tale pratica permetteva al sacerdote di comunicare con le divinità: ferire un organo con cui comunicare, era visto come il sacrificio necessario perché questa trasformazione avvenisse.

I fachiri e i sufi islamici del Medioriente e i medium dell'Estremo Oriente, praticano la perforazione della lingua così da offrire una prova del loro stato di trance.

La ragione per cui gli sciamani degli aborigeni australiani praticano la perforazione della lingua ha una ragione curativa: ciò serve a permetter loro di «succhiare con la loro lingua la magia malvagia dal corpo dei loro pazienti»
Hans Peter Duerr, nel suo libro Dreamtime, racconta come nel XIV secolo, presso la corte della regina Isabella di Baviera, fosse divenuta in uso la moda femminile della "grande scollatura": le scollature degli abiti si erano abbassate tanto da scoprire l'ombelico. I seni così esposti, venivano talvolta decorati, i capezzoli venivano colorati con del rossetto, ornati con anelli tempestati di diamanti o piccoli cappucci, e talvolta forati passandovi attraverso delle catenelle d'oro.

Sembra che anche tra le signore inglesi di tarda epoca vittoriana (attorno agli anni novanta del XIX secolo) fossero divenuti di moda i cosiddetti bosom rings ("anelli da seno"). La pratica di perforazione dei capezzoli con applicazione di anelli o catenelle, avrebbe avuto lo scopo di aumentare la forma degli stessi, come rimedio contro il capezzolo introflesso, ma anche per puro scopo erotico. La pratica sarebbe stata effettuata da alcuni gioiellieri.

Dati certi si hanno sugli uomini Karankawa, una popolazione di nativi americani estinta che abitava il golfo del Nuovo Messico, che usavano dipingersi il corpo, tatuarsi e perforare il labbro inferiore e i capezzoli con piccoli pezzi di canna.

La pratica è inoltre attestata tra i marinai del XX secolo come rito di passaggio al passare di una determinata linea (dell'equatore, dei tropici o la linea internazionale del cambio di data) e varie immagini di marinai tatuati lo confermerebbero. Era inoltre praticata dagli artisti delle fiere, i cosiddetti sideshow, fachiri e uomini tatuati. Tra di essi probabilmente il più celebre artista è Rasmus Nielsen, il cui spettacolo consisteva nel sollevare una incudine appesa ai suoi piercing ai capezzoli.
Le donne dell'isola di Truk usavano perforarsi le labbra vaginali per inserirvi oggetti che tintinnavano mentre camminavano.

Nella letteratura specialistica, viene fatto spesso riferimento alla pratica, in uso presso le donne indiane di perforarsi sia le piccole che le grandi labbra.
Nelle Filippine era in uso il "bastone del pene", e viene descritto fin dal 1590 nel Codice Boxer. Probabilmente si tratta dello stesso ornamento in uso nel Borneo, presso i Daiachi, e in tutta l'Oceania, noto con il nome di ampallang. Si tratta di una barretta di metallo che viene inserita nel glande dopo averlo perforato. Tale pratica ha uno scopo rituale quanto erotico: un uomo Daiachi non può sposarsi né avere rapporti sessuali con una donna senza aver prima praticato questa forma di modificazione genitale. Per le donne Daiachi infatti tale tipo di piercing procura maggiori stimolazioni di un pene che ne è privo. Presso il Sarawak Museum di Kuching, nel Borneo si trova una ricca documentazione di questa pratica, che parrebbe prendere ispirazione dal pene del rinoceronte bicorno di Sumatra e del Borneo, dotato naturalmente di un osso diagonale nel membro. I portatori di ampallang del Borneo, rendono pubblico questo tipo di modificazione con un piccolo tatuaggio sulla spalla.
I materiali più comunemente usati per la realizzazione della gioiellerie per piercing sono l'acciaio chirurgico o il titanio, quest'ultimo più resistente e leggero rispetto all'acciaio e con minori rischi di allergia. Altri materiali sono: corno, ematite, legno, niobio, oro, osso, pietra, resine acriliche, silicone, teflon, vetro.
Uno degli aspetti tipici che si affrontano nel parlare di questa pratica sono le condizioni igieniche nelle quali operarla e le accortezze indispensabili a evitare la contrazione di malattie e infezioni. Infatti per ridurre al minimo i rischi vanno sempre utilizzati esclusivamente strumenti e gioielleria sterilizzati.

A chi utilizza una protesi valvolare la pratica del piercing, oltre a causare infezioni, potrebbe portare a disturbi visivi di vario genere.

Le zone più delicate dove fare il piercing sono genitali e superfici cutanee eccessivamente lisce (i cosiddetti surface). Un'eventuale infezione, causa la penetrazione di batteri infettivi nel corpo, potrebbe compromettere l'attività di cuore, reni e fegato. Una malattia molto pericolosa che si può contrarre tramite il piercing in condizioni igieniche non idonee è l'epatite, se gli strumenti non sono correttamente sterilizzati.

Alcuni piercing sono sospetti di provocare, a lungo andare, danni lievi o gravi all'organismo. È stato messo sotto accusa il piercing alla lingua (Tongue), che secondo alcune ricerche dell'Università di Buffalo, provocherebbe deformazioni e danni ai denti, infezioni e ascessi a denti e bocca.

La maggior parte dei piercing non provocano forte dolore al momento della foratura (ma varia ovviamente dalla sensibilità personale nei confronti del dolore) bensì è il periodo di guarigione, come ad esempio nel caso del tongue, a provocare fastidi e gonfiori nei giorni successivi.
Le motivazioni che spingono a sottoporsi alla pratica del piercing possono essere le più disparate. Molte persone vi si sottopongono per un puro fattore estetico, per marcare una appartenenza ad un gruppo sociale, etnico, religioso o ad una sottocultura.

Uno dei fattori che ha contribuito in grande misura alla diffusione del revival moderno del piercing è rappresentato dallo stimolo erotico: i piercing praticati su zone erogene - capezzoli o genitali - una volta guariti, rappresentano un continuo stimolo e aumentano la sensibilità della zona. Il piercing al capezzolo, in particolare, viene talvolta praticato successivamente ad una operazione plastica al seno, in seguito alla quale la sensibilità del capezzolo può diminuire. Il piercing al cappuccio del clitoride, viene spesso praticato per simili ragioni, e non è infrequente presso le attrici del cinema hard. Anche il tongue piercing ha trovato diffusione poiché considerato stimolante sia durante i baci, sia durante il rapporto orale.

Sempre legato all'ambito delle pratiche erotiche, il revival del piercing moderno ha trovato ampio uso nella sottocultura del BDSM, presso cui oltre a rappresentare un forte stimolo erotico, sia come piercing permanente che temporaneo, ha anche una valenza di "sottomissione" al partner da parte dello slave nei confronti del master.

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