lunedì 23 febbraio 2015

STEMMA COMUNE DI MILANO

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Lo stemma della Città di Milano è costituito da uno scudo sannitico di color argento su cui è presente una croce rossa, lo scudo è timbrato da una corona da città.

Lo stemma è stato approvato con Decreto CG del 19 marzo 1934. La descrizione dei simboli della città è così riportata nello statuto comunale:

« 1. Il gonfalone storico, insignito della medaglia d'oro della Resistenza, e raffigurante Sant'Ambrogio, vescovo eletto dal popolo, è il gonfalone di Milano.
2. Lo stemma della Città di Milano è araldicamente così descritto: d'argento (bianco) alla croce di rosso, cimato di corona turrita (un cerchio d'oro aperto da otto pusterle), e circondato ai lati nella parte inferiore da fronde verdi di alloro e di quercia annodate con un nastro tricolore.
3. La bandiera del Comune di Milano è costituita da una croce rossa su sfondo bianco. »
Il gonfalone è decorato dalle seguenti onorificenze:

Medaglia alle Città Benemerite del Risorgimento Nazionale del 13 marzo 1898
Medaglia d'oro al valor militare del 15 marzo 1948.

La leggenda vuole che la croce rossa in campo argento venisse data quale insegna ai milanesi da papa Gelasio I nella persona di Alione Visconti, ipotetico maestro di campo generale dell'esercito cittadino contro Teodorico, re degli Ostrogoti, ma questa ipotesi non regge alla verifica storica. Nel 1038, quando l'arcivescovo Ariberto da Intimiano arma la plebe e le dà il Carroccio, Milano non aveva ancora uno stemma ma secondo il cronista Arnolfo, testimone oculare, dall'antenna del Carroccio pendevano due fasce di tessuto candido e sul Carroccio era bensì presente una croce ma si trattava di una croce latina in legno attaccata più in basso delle fasce e sopra l'altare, usata per la celebrazione dei riti religiosi.

L'adozione del simbolo della croce rossa in campo argento risale sicuramente ad un'epoca successiva alla prima crociata, infatti tutti gli studiosi sono concordi nel non ammettere l'esistenza di simboli araldici prima di allora. La leggenda vuole che la croce venisse adottata dai crociati milanesi nel corso della conquista del Santo Sepolcro.

Inizialmente, alla fondazione del comune medievale (1045), fu usato uno scudo partito di bianco (simbolo del popolo) e di rosso (simbolo dei nobili); l'adozione della croce rossa in campo bianco risale al XII secolo epoca in cui, quale segno di maggiore autonomia dall'Impero, fu adottata da altre città. Giorgio Giulini riporta nelle sue Memorie che lo storico lodigiano Morena vide personalmente nel 1160 il Carroccio sul quale svettava una «un grandissimo vessillo bianco colla croce rossa». All'epoca la croce rossa in campo bianco costituiva solo il Vexillum publicum del comune, esistendo anche il Vexillum civitas (biscione azzurro in campo bianco, divenuto poi stemma dei Visconti e del ducato di Milano) e il Vexillum populus (l'effigie di Sant'Ambrogio).

La prima testimonianza dello stemma nella forma attuale è del XIV secolo e si trovava sull'arca di Azzone Visconti presente nella chiesa di San Gottardo in Corte, ora perduta, dove era raffigurato sant'Ambrogio portante il vessillo bianco con la croce rossa. In seguito, sotto il dominio dei Visconti, lo stemma fu solitamente sostituito dal Biscione, emblema della famiglia Visconti e del ducato di Milano tornando ad essere, forse, usato durante il breve periodo dell'Aurea Repubblica Ambrosiana (1447-1450), due arazzi presenti nel Fahnenbuch (libro delle bandiere) del 1647 ed attribuiti alla Repubblica Ambrosiana vengono ritenuti di valore storico dubbio.

Nei secoli successivi il simbolo fu talvolta arricchito con la testa di Sant'Ambrogio e a partire dal XVI secolo incominciarono ad apparire altri ornamenti quali cartocci, corone, fronde che arrivarono all'eccesso nel secolo successivo.

A partire dal 1805 Milano divenne prima capitale della Repubblica Italiana e poi del Regno d'Italia voluto da Napoleone Bonaparte. Con la rivoluzione francese tutti gli stemmi, considerati simboli di schiavitù, vennero aboliti ma, successivamente, Bonaparte ripristinò la possibilità di avere un blasone e per evitare abusi il 17 gennaio 1812 decretò dalle Tuileries che nessuna città, nessun comune o pubblico stabilimento avesse ad esporre stemma particolare se prima non ne avesse ottenuta la espressa concessione con lettere patenti. Milano ebbe, il 9 gennaio 1813, la concessione di un nuovo stemma la cui blasonatura recitava:

« Porta lo scudo d'argento colla croce piana e centrata di rosso; terminato dal capo di verde colla lettera N d'oro posta nel cuore ed accostata da tre rose a sei foglie del medesimo; Cimato dalla corona murale a sette merli, d'oro, sormontata dall'aquila nascente al naturale, tenente tra gli artigli un caduceo d'oro in fascia. Il tutto accompagnato da due festoni intrecciati d'ulivo e di quercia dell'ultimo, divisi tra i due fianchi, ricongiunti e pendenti dalla punta »
Il capo presente al di sopra dell'antico simbolo era quello delle buone città del regno. Comunque caduto Napoleone nel 1814 anche il relativo stemma fu dismesso.

Il 3 aprile 1816 l'imperatore Francesco I d'Austria con un decreto sostituiva alle frasche vegetali un ornamento in oro con la motivazione che l'oro, il più nobile dei metalli, meglio si addiceva ad una città regia ed importante quale Milano era, al di sopra della corona veniva posta l'aquila bicipite asburgica. I fregi dorati e le frasche vennero in seguito sostituiti da fronde verdi di olivo e di quercia legate da un nastro solitamente di color celeste.

In seguito al passaggio sotto il Regno d'Italia fu dapprima tolta l'aquila bicipite e in seguito furono modificati la forma della croce, dello scudo e degli ornamenti (ottobre 1860). La giunta municipale approvò altre lievi modifiche il 13 maggio 1867 e altre se ne aggiunsero nel 1899.

Nel 1932 il podestà Marco Visconti si attivò perché, secondo le prescrizioni della legge vigente, anche l'arma di Milano avesse un riconoscimento legale. Il 13 maggio scrisse al prefetto dichiarando che essendo necessario sostituire lo stemma su numerosi edifici e per altre attività e abbandonata l'idea di includere nello stesso il fascio littorio, visto il dispendio di tempo necessario, richiedeva la sanzione legale del “nuovo” blasone (che comunque rimaneva essenzialmente uguale all'antico. In data 14 giugno il prefetto trasmise la domanda alla Presidenza del Consiglio dei ministri, allegando gli estremi del precedenti riconoscimento asburgico. In attesa del riconoscimento il podestà nominò, il 16 febbraio 1933, una commissione avente «l'incarico di proporre un progetto di uno stemma della città di Milano che richiamandosi alle tradizioni della città risponda alle esigenze araldiche ed estetiche», la commissione, presieduta dal podestà, era composta da Giovanni Vittani, Romolo Caggese, Lodovico Pogliani, Alessandro Giulini e Giorgio Nicodemi (segretario). Il 19 marzo 1934 fu emanato, dopo vari solleciti, il decreto di riconoscimento. Nello stemma fu inserito il capo del Littorio divenuto obbligatorio con il decreto n. 1440 del 12 ottobre 1933, abrogato nel 1944 da un decreto luogotenenziale.

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