domenica 17 maggio 2015

I PAESI DELLA BRIANZA : CANTU'

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Cantù è una città situata al margine Nord della Brianza Occidentale, a 369 metri sul livello del mare.

Il Comune si estende su una superficie di 23,18 kmq. ed è formato da diversi agglomerati urbani: al centro cittadino fanno da corona, infatti, numerose frazioni e località: Asnago, Cascina Amata, Fecchio, Mirabello, Vighizzolo.

La “magnifica posizione” di Cantù è dovuta alla peculiare esposizione alla luce che le deriva per essere posta ai piedi delle Prealpi, adagiata su una cerchia di colline moreniche, delle quali quella centrale risale all’ultimo periodo della glaciazione quaternaria (Würm). Si dirà che l’oleografia ci consegna immagini sbiadite, curiosi saliscendi, solitarie e mattutine sgambate, “passeggiate” lungo sentieri sterrati e di campagna.

Se solo di sfuggita si scorresse una carta geografica del 1950 di potrebbe facilmente constatare un fatto: la densità della zona residenziale ed urbana è praticamente raddoppiata: prima occupava un terzo, ora assomma a due terzi del territorio municipale: “il borgo s’incammina a diventar città”.

L'origine del nome di Cantù risalirebbe a Canturium, che può derivare dalla popolazione insubrica dei Canturigi o da Cantores, indicante una Cantoria presso qualche edificio religioso. La sua storia inizia nel V secolo a.C. con la fondazione di Galliano, primo nucleo abitato, da parte dei Galli Insubri. Nel I secolo a.C., il villaggio gallico viene conquistato dalle legioni romane.

Nel V secolo d.C., Galliano grazie ad un discreto sviluppo culturale e religioso diventa una pieve e nel 483, con un decreto di papa Gelasio I all'arcivescovo di Milano Teodoro dei Medici, viene dichiarata Corte Reale con altre terre. Nel 605 circa, il territorio canturino si separa da quello comasco, dato che quest'ultimo diventa diocesi suffraganea del Patriarcato di Aquileia.

Verso la fine del X secolo, a Intimiano si costituisce una curtis, che comprende anche Galliano. Da Gariardo, nobile e signore della curtis, nasce Ariberto, futuro arcivescovo di Milano. Nel 1004 - 1005 Ariberto da Intimiano ristruttura, o forse riedifica, la basilica di Galliano (esistente dal V secolo) e, il 2 luglio del 1007, la consacra a San Vincenzo. Cantù (che si chiama fino al XV secolo Canturio) fa parte del Contado della Martesana e dal 1118, a fianco di Milano, partecipa alla decennale lotta contro Como, subendo una grave sconfitta nel 1124. In seguito, unito alla Lega Lombarda, affronta l'Imperatore Federico I Barbarossa e, con l'aiuto di Como, riesce a respingerlo nel 1160. Dopo la caduta di Milano, ospita l'arcivescovo Enrico Sertala e i nobili milanesi scacciati dal popolo e, a fianco dei Visconti, partecipa alle guerre contro i Torriani, nel XIII secolo.

Cantù fu anche teatro delle contese tra Guelfi e Ghibellini e nel XIV secolo si dichiara indipendente da Milano. Nel 1324 diventa signoria di Gaspare Grassi che la fortifica con numerose torri. Tornata sotto l'influenza viscontea, venne travagliata dalle lotte tra i vari pretendenti.

Nel 1449 Francesco Sforza inviò il capitano di ventura Antonio Centelles a Cantù. Alla fine dell'anno e nel gennaio del 1450 venne sconfitto in due scontri con i Veneziani condotti da Jacopo Piccinino. In seguito al sospetto che volesse cambiare bandiera venne fatto imprigionare da Francesco Sforza prima a Lodi e poi nel castello di Pavia.

Cantù venne donata da Francesco Sforza a Polidoro Sforza Visconti. Nel 1475 viene affidata in feudo ai conti Pietrasanta che vi erigono un castello in cima al colle centrale, poi distrutto nel 1527 da Gian Giacomo Medici.

Dal 1500, Cantù perde il suo aspetto strategico e diventa una cittadina operosa nel centro di un vasto comprensorio. Infatti si hanno notizie della produzione artigianale dei chiodi e del pizzo a tombolo e nella prima metà dell'Ottocento, infine, inizia la produzione artistica del mobile. Ma la fioritura dell'artigianato canturino, in un periodo di intenso sviluppo industriale, è data dall'istituzione di una Scuola d'Arte per l'arredamento nel 1882, la prima del genere sorta in Italia.

Una caratteristica di Cantù è sempre stata quella di essere circondata da notevoli aree boschive e da brughiere, popolate fino all’epoca moderna da lupi e belve feroci.
Queste aree hanno di fatto garantito a Cantù una situazione di salubrità e di purezza dell’aria fino all’avvento dell’odierna economia artigianale ed industriale.

Secolare retaggio di un ambiente che ha favorito storicamente la creazione di oasi di pace e di “buon ritiro” nelle così dette “ville di delizia”, spesso antichi luoghi di caccia per la nobiltà (Villa Somigliana a Lissaga, Villa Orombelli a Fecchio).

Fu sicuramente vicus romano, come testimoniano numerosi reperti archeologici, ma si affaccia alla storia solo nel sec. XI con Ariberto da Intimiano, arcivescovo di Milano, a cui si deve, nel 1007, la riedificazione e la consacrazione della Basilica di Galliano.

La struttura urbana del centro storico si è consolidata nel tempo attraverso l’edificazione di palazzi , ville nobiliari e dimore signorili, in molti casi di significativo valore architettonico.
I nomi ricorrenti adombrano anche molti dei più illustri personaggi del borgo, o di famiglie che avevano avuto in passato, perfino in Milano e in Roma, fama e lustro. (Mazzucchelli, Corbetta, Galimberti).
Due nomi possono essere ricordati come ideale connessione tra un notabilato in via di scomparsa e il nuovo ceto politico dell’avvento della nuova Italia: un politico radicale, come il Garibaldino Luigi Mazzucchelli; un autorevole esponente della Destra Storica, studioso eminente di scienza delle finanze quale Eugenio Corbetta, stroncato da infarto dopo un intervento a Montecitorio (1881).
Molte cascine sono antichissimi luoghi di culto, come San Giuliano di Fecchio, degli Umiliati. In genere le cascine sono di due tipi, con il loggiato esterno o con gli arconi.
Nel primo caso denotano un’origine solitamente più arcaica, come modello s’intende. Nel secondo caso, infatti, venivano spesso utilizzate per l’esposizione al sole dei tabulati con le foglie del gelso utilizzati per la sericoltura.

La città e il territorio circostante hanno subito marcate modificazioni che hanno accompagnato il passaggio da una società prevalentemente agricola, ad una industriale e ad un’altra, infine, terziaria. E’ scontato, pertanto, che anche le offerte “turistiche” del territorio siano cambiate in ragione dell’evoluzione economica, sociale e culturale della zona e al contesto più generale.

Dal punto di vista turistico, da luogo di villeggiatura di nobili, intellettuali e borghesi facoltosi, Cantù è progressivamente diventata meta privilegiata per la trattazione di affari, favoriti dalle fiorenti attività artigianali e dai pittoreschi paesaggi offerti dai laghi, dalle colline e dalle montagne limitrofe. Il turismo d’affari si è, quindi, conquistato una posto preminente che tuttora mantiene anche per il naturale retroterra che Cantù occupa, sia rispetto al sistema metropolitano milanese e sia rispetto a quello comasco. La produzione del mobile di qualità, con le miriade di attività connesse (scuole, botteghe, esposizioni, ecc.) e del merletto ripropongono immutato nel tempo il fascino di capacità progettuali ed esecutive impareggiabili, anche se – soprattutto per quanto riguarda la lavorazione del legno – le realtà economiche attuali si affidano sempre più a percorsi ideativi e produttivi fondati sull’elettronica e l’informatica.

Il progressivo inurbamento dell’area ha sollecitato salutari processi finalizzati alla conservazione e all’utilizzazione del patrimonio “naturalistico” e storico esistente che si offrono come obiettive risorse turistiche culturali ed ecologiche. Il costituendo parco della brughiera è una evidente testimonianza di questa nuova sensibilità , così come gli sforzi, privati e pubblici, per risanare e recuperare le numerose testimonianze monumentali che giungono dal passato.

La riproposizione di manifestazioni popolari tradizionali come la Giubiana e il Carnevale o come le feste religiose (da quella del patrono Sant’Apollonia, a quelle della Madonna, del Crocefisso e di altre ancora) si offrono, con il piacevole corollario della buona cucina tipica, povera ma sostanziosa, come compendi turistici che Alberghi e Ristoranti cittadini sanno ben confezionare.

Lo sviluppo economico della città ha consentito l’affermazione anche di numerose attività sportive (di particolare rilievo è la pratica del basket), e la nascita di associazioni culturali e ricreative che, a loro volta, hanno prodotto manifestazioni di rilievo internazionale, come il Concorso Internazionale di Pianoforte ed Orchestra “Città di Cantù”, organizzato annualmente dalla Nuova Scuola di Musica, la Biennale del Merletto, promossa dal Comitato per la promozione del merletto. Di grande impegno culturale sono anche Cantù Arte, realizzata dall’Associazione amici dei musei, e le mostre promosse dal CLAC e da Qualità Cantù.

Recenti insediamenti di grandi strutture commerciali hanno, infine, incentivato flussi di acquirenti dai comuni circostanti e ulteriormente arricchito una già fiorente e capillare rete di vendita diversificando ulteriormente le offerte tradizionalmente legate al mobile (esposizioni) e al merletto.

Distesa ormai a comprendere i nuclei storici dei colli di San Paolo e di Galliano, Cantù, nonostante la crescente urbanizzazione del secondo dopoguerra, mostra ancora la struttura di borgo un tempo cinto da mura medioevali.

La parte di più antica fondazione, risalente ai secoli X e XI, si sviluppa attorno all’attuale Piazza Garibaldi e comprende edifici religiosi e civili affiancati a resti della cerchia muraria, posti su un’altura dominante l’antica direttrice Como-Milano.

Si possono qui visitare le chiese di San Paolo (fine XI secolo) con la coeva Cappella della Madonnina, di San Teodoro (1200) e della vicina chiesetta di Sant’Antonio, la cappella di San Francesco (affrescata nel 1400), tracce delle fortificazioni del castello dei Pietrasanta, la Porta Ferraia (1324), le chiese a pianta centrale di Santa Maria (XVI secolo) e di Sant’Ambrogio (1570) legate, rispettivamente, ai monasteri delle Benedettine e delle Agostiniane, la Villa Calvi (inizio 1800) e, più decentrato, il Santuario della Madonna dei Miracoli (1554).

Il monumento di maggior rilievo artistico è, comunque, il complesso romanico della basilica e del battistero di Galliano , uno delle più importanti realizzazioni protoronaniche presenti in Lombardia.





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