martedì 19 maggio 2015

LE VILLE DI ARCORE : VILLA SAN MARTINO



Villa San Martino è una residenza signorile, realizzata dalla famiglia marchionale Casati Stampa nel XVIII secolo e inclusa nel comune di Arcore, nella provincia di Monza e Brianza, in Viale San Martino. Dal 1974 è la residenza di Silvio Berlusconi.

Con Villa Borromeo d'Adda, sede comunale, e Villa La Cazzola, residenza privata, fa parte del gruppo delle ville di delizia, ma che erano nate come residenze padronali, da dove venivano gestite grandi aziende agricole, o semplici casini per la caccia.

La Villa San Martino già Casati-Stampa, completa di attiguo parco, risalente al XV secolo come monastero benedettino, venne acquistata e restaurata nel corso del XVIII secolo dai conti Giulini. L'edificio fu disposto o forse mantenuto dai Giulini nella tipica struttura a U aperta verso il paese. Durante queste opere di trasformazione fu impostato anche il grande viale d'accesso lungo un asse prospettico che, partendo dalla piazza antistante villa Borromeo, si spinge verso Ovest oltrepassando a cannocchiale l'edificio, nella sequenza corte d'onore, arco centrale del portico e apertura corrispondente nel salone; quindi attraversa il giardino e, infine, fiancheggiato da un lungo filare d'alti pioppi, si prolunga fino al Lambro, distante qualche chilometro.

Un impianto scenografico imponente, capace di far colloquiare l'edificio, il parco secolare e il verde agricolo circostante. L'asse prospettico all'ingresso, sebbene ora parzialmente interrotto visivamente da una macchia verde di alberi e arbusti e dal muro di cinta, è rimasto sostanzialmente integro nel corso del tempo. Dopo le trasformazioni compiute dai Giulini, la villa passò ai Casati nella prima metà dell'Ottocento a seguito del matrimonio di Anna Giulini Della Porta (1818-1883) con Camillo Casati (1805-1869) e, alla fine di quello stesso secolo, pervenne quindi al ramo dei Casati Stampa di Soncino. Il conte Alessandro Casati (1881-1955), che vi abitò sino alla propria morte, ne ingrandì la biblioteca e vi ospitò a più riprese l'amico Benedetto Croce. Alla dipartita del conte l'immobile passò a suo nipote, ovverosia il suo parente più prossimo, marchese Camillo Casati Stampa di Soncino (1927-1970). Questi risiedette saltuariamente nella villa. Suicidatosi il 30 agosto 1970 dopo avere assassinato la moglie Anna Fallarino e il di lei compagno Massimo Minorenti (Delitto di via Puccini), la proprietà passò ad Anna Maria Casati Stampa di Soncino, nata a Roma il 22 maggio 1951, ossia alla figlia di primo letto (avuta con Letizia Izzo) del marchese. La giovane, all'epoca dei fatti delittuosi diciannovenne (e quindi secondo la legge di allora minorenne), venne affidata ad un tutore, nella persona di Giorgio Bergamasco. Pro-tutore venne nominato Cesare Previti.

Il 26 luglio 1972 Bergamasco venne nominato Ministro dei rapporti con il Parlamento nel secondo governo Andreotti; nel frattempo la Casati Stampa si era già emancipata dalla potestà giuridica tutoriale con il raggiungimento della maggiore età al compimento del ventunesimo anno avvenuto il 22 maggio 1972. Successivamente Anna Maria Casati Stampa, frattanto sposatasi con il conte Pierdonato Donà dalle Rose, si trasferì con il marito in Brasile e come suo legale in Italia venne da lei scelto il suo ex pro-tutore Cesare Previti. Poiché pressata da esigenze economiche e avendo ricevuto in eredità non solo i beni di famiglia ma anche i grandi sospesi del padre con il fisco, Anna Maria Casati Stampa di Soncino in Donà dalle Rose decise nel 1973 di porre in vendita la villa e di avvalersi del suo avvocato come mediatore. Nel 1974 venne infine venduta - ad un prezzo molto inferiore di quanto fosse stata valutata - all'imprenditore milanese e futuro presidente del consiglio Silvio Berlusconi, il suo attuale proprietario.

Diverse versioni dei fatti :

Il 26 luglio 1972 Bergamasco venne nominato Ministro dei rapporti con il Parlamento nel secondo governo Andreotti; nel frattempo la Casati Stampa si era già emancipata dalla potestà giuridica tutoriale con il raggiungimento della maggiore età al compimento del ventunesimo anno avvenuto il 22 maggio 1972. Successivamente Anna Maria Casati Stampa, frattanto sposatasi con il conte Pierdonato Donà dalle Rose, si trasferì con il marito in Brasile e come suo legale in Italia venne da lei scelto il suo ex pro-tutore Cesare Previti. Poiché pressata da esigenze economiche e avendo ricevuto in eredità non solo i beni di famiglia ma anche i grandi sospesi del padre con il fisco, Anna Maria Casati Stampa di Soncino in Donà dalle Rose decise nel 1973 di porre in vendita la villa e di avvalersi del suo avvocato come mediatore.

L'acquirente venne trovato nell'allora imprenditore edile Silvio Berlusconi. La villa, completa di pinacoteca, biblioteca di diecimila volumi - per curare i quali venne assunto come bibliotecario Marcello Dell'Utri - arredi e parco con scuderia in cui fu assunto come stalliere Vittorio Mangano - era all'epoca valutata per il solo bene immobile (3500 m²) oltre 1 miliardo e 700 milioni dell'epoca, stando alle stime legate all'eredità. Fu però ceduta in cambio della cifra, molto inferiore alla valutazione, di 500 milioni di lire in titoli azionari (di società all'epoca non quotate in borsa), pagamento che fu inoltre dilazionato nel tempo. L'ereditiera non riuscì a monetizzare questi titoli azionari, se non con un accordo con gli stessi Previti e Berlusconi, che li riacquistarono per 250 milioni. All'inizio degli anni ottanta la proprietà fu valutata garanzia sufficiente ad erogare un prestito di 7,3 miliardi di lire. Berlusconi si insediò ad Arcore alla fine del 1974 .

Silvio Berlusconi, proprietario della dimora, ha fatto eseguire un restauro di tipo conservativo della porzione più antica dell'edificio e un ripristino di alcune parti alterate da precedenti interventi o che apparivano ormai fatiscenti. Grazie a questi lavori sono anche stati liberati, sistemati e resi disponibili splendidi locali sotterranei. Il proprietario ha collocato nel parco della tenuta un mausoleo personale (opera di Pietro Cascella intitolata La volta celeste) con loculi per i prossimi, un monumento in travertino da 100 tonnellate e un grande sarcofago in marmo rosa. All'interno della villa sono rimasti quadri e medaglioni raffiguranti personaggi della famiglia Giulini (quali lo storiografo Giorgio Giulini) e della famiglia Casati.

Un altro articolo del Corriere racconta:

L’affidamento della marchesina
• Emilia Izzo, sorella di Letizia, prima moglie del marchese, e zia di Annamaria, ha presentato al pretore un’istanza in cui chiede di avere la tutela della nipote diciannovenne (la maggiore età si raggiunge a 21 anni). La donna, che ha 45 anni e vive a Roma con il marito, sostiene di essere l’unica parente abile della ragazza, poiché la nonna, madre del marchese Camillo, ha novant’anni e non sarebbe pertanto in grado di assumersi la responsabilità. Il pretore l’ha quindi invitata ad accompagnare la richiesta con una documentazione che dimostri la sua idoneità ad assumere la tutela della nipote. La ragazza però non ha mai nascosto la sua scarsa simpatia per la zia materna, con la quale non ha praticamente rapporti, e rifiuta di esserle affidata. [Livio Zanotti, Sta. 4/9/1970]

• Gli amici e il legale di Annamaria Casati (Cesare Previti) premono perché la giovane ereditiera sia affidata al senatore Giorgio Bergamasco, un uomo anziano, di riconosciuta dignità, indicato per il suo disinteresse personale nella vicenda. [Livio Zanotti, Sta. 4/9/1970]
Lunedì 7 settembre 1970
Annamaria Casati vuole essere affidata a Bergamasco
• Annamaria Casati accompagnata dal senatore Bergamasco e dall’avvocato Cesare Previti va al tribunale di Roma. Al giudice la giovane precisa di non voler essere affidata alla zia materna ma al senatore Bergamasco. Il tribunale di Roma demanda per competenza a quello di Milano.
Venerdì 11 settembre 1970
La versione di Annamaria
• Annamaria Casati rilascia un breve intervista a Livio Zanotti della Stampa. È a Palo ancora ospite dai Lancellotti, fuma quaranta sigarette al giorno e si imbottisce di pillole per dormire: «Delle orge non sapevo niente. Anna era più di una madre per me. Non crederò mai a quel che dicono...».
Domenica 13 settembre 1970
Emilia Izzo non ci sta: «Annamaria è mia»
•Emilia Izzo c’è rimasta molto male. «Nessuno vuole ricordarsi», ha detto, «che io sono l’unica parente della ragazza». Anche il legale di Emilia (l’avvocato Cesare Ragosta) ha espresso un giudizio critico sulla posizione assunta dal magistrato: «Il giudice milanese ha deciso senza esperire alcuna indagine». L’avvocato della cognata del marchese ha anche annunciato che presenterà ricorso al tribunale dei minorenni di Milano contro la decisione del giudice tutelare. [Mess. 13-14/9/1970]

• La marchesina, subito dopo la morte del padre, aveva chiesto a Ninì Fiumanò di fargli da tutore visti gli ottimi rapporti che aveva con Camillino ma questo si è trovato costretto a rifiutare per via del conflitto di interessi tra le due famiglie e perché lo scandalo che si è venuto a creare potrebbe nuocere alla sua carriera in polizia. Tuttavia gli consiglia di affidarsi al legale Cesare Previti, che diventa il suo pro-tutore. [Fiumanò 2010]
Lunedì 14 settembre 1970
Camillo Casati e le imposte comunali
• Si è da poco saputo che il comune di Roma riscuoteva dal contribuente Camillo Casati appena centomiladuecentonovantotto lire l’anno. È stata aperta un’indagine. [Livio Zanotti, Sta. 14/9/1970]
Martedì 15 settembre 1970
Bergamasco sarà il tutore di Annamaria Casati
• Il pretore di Milano Antonio De Falco stabilisce che il senatore Bergamasco sarò il tutore legale di Annamaria Casati Stampa di Soncino e che si occuperà «della sua educazione e dell’amministrazione del suo ingente patrimonio». [Ruggeri 1995]
Mercoledì 16 settembre 1970
Inventario di via Puccini
• L’avvocato Cesare Previti accompagnato dalla marchesina Casati si precipita al palazzo di Giustizia di Roma per ottenere l’autorizzazione dal magistrato «a prendere possesso dell’attico di via Puccini 9, compreso il saloncino in cui è avvenuta la tragedia per procedere all’inventario dei beni». [Ruggeri 1995]
Lunedì 21 settembre 1970
Camillo Casati e il ministro delle Finanze Preti
• Il ministro delle Finanze Preti definisce «palesemente risibili» le denunce dei redditi presentate dal marchese Casati: «Il competente ufficio del ministero delle Finanze ha compiuto il suo dovere» tassando per somme cospicue il contribuente. Il marchese Casati aveva denunziato tra il 1966 e il 1969 redditi netti annui che variavano da 4.483.000 a 8.471.000. «Le denunzie furono ritenute assolutamente non veritiere dagli uffici fiscali – spiega il ministro – i quali gli accertarono un reddito di 70 milioni per ognuna delle tre denunzie e di 100 milioni per l’ultima». La notizia di un patrimonio di 400 miliardi è secondo Preti «piuttosto fantastica». Quattro giorni prima, il senatore Bergamasco, dopo aver definito eccessive le stime che circolavano, aveva detto che, secondo lui, l’entità del patrimonio ereditato dall’unica figlia del marchese poteva aggirarsi sugli otto miliardi.

• Il ministro delle Finanze ha poi spiegato che non ha alcuna responsabilità in merito alle imposte che il Casati pagava al comune di Roma: «Tutti dovrebbero sapere che il ministero delle Finanze non ha alcun potere di sorveglianza e di controllo sui Comuni, e che l’imposta di famiglia è di esclusiva competenza dell’autorità municipale. Eventuali colpe del Comune non possono addebitarsi allo Stato». A questo proposito, è in corso al Comune di Roma un’inchiesta per appurare come mai l’imponibile del Casati fosse stato valutato soltanto 4 milioni l’anno.
L’inventario del marchese Camillo Casati Stampa di Soncino
• Dall’inventario dei beni del marchese Casati: l’appartamento di Milano in via Soncino (tre piani, trecento stanze) vale 216 milioni di lire; le proprietà di Cinisello, 53 milioni; Arcore, 103 milioni; Usmate-Velate, 174 milioni; Muggiò, 70 milioni; Nova Milanese, 2 milioni 360 mila, Trezzano sul Naviglio, 293 milioni; Gaggiano 965 mila; Baseggio 334 mila; Cusago, 368 milioni; Roma (via Puccini e altri due immobili), 333 milioni; crediti azionari per un totale di 435 milioni (quotazione dell’epoca) tutto a fronte di 538 milioni di debiti. [Ruggeri 1995]
Giovedì 24 settembre 1970
Fallarino parla delle figlie
• Ernesto Fallarino, 80 anni, padre della marchesa Anna, in un’intervista al Messaggero ha rivelato molti particolari inediti sui personaggi principali (e di contorno) della strage di via Puccini insistendo particolarmente sull’antagonismo fra le sue figlie, Velia e Anna. Questi giudizi scatenano il risentimento della marchesina Annamaria.
Lettere anonime a Emilia Izzo
• L’affare Casati fa un passo avanti, e siamo già alle lettere anonime. Una infatti l’ha ricevuta ieri sera la signora Emilia Izzo. Due pagine fitte fitte, battute a macchina. (...) La lettera avverte la signora Izzo che la tutela della nipote «non l’avrà mai e poi mai». [Mess. 25/9/1970]
Venerdì 25 settembre 1970
Annamaria Casati sospende l’assegno a Ernesto Fallarino
• Annamaria Casati Stampa telefona a Ernesto Fallarino risentita dalla sua intervista: «Lei non doveva parlare. Ora che l’ha fatto per prima cosa le sospendo l’assegno mensile che mio padre aveva autorizzato in suo favore, poi al resto penserò come meglio credo. (...) Dei Casati non mi importa niente, è di sua figlia Velia che lei non si deve assolutamente permettere di dire una sola parola». [Mess. 6/10/1070]
Lunedì 5 ottobre 1970
Il prezzo del dolore di Ernesto Fallarino
• Ernesto Fallarino, dopo la sfuriata della marchesina, ha impugnato il testamento del marchese sostenendo che l’appartamento di via Puccini apparteneva alla figlia Anna e ora ne rivendica proprietà e usufrutto, secondo la quota che gli spetta. «Il contrattacco del cavaliere Ernesto Fallarino sta nella mezza cartella presentata dal suo legale Di Gravio (noto per aver fatto di Rachele Mussolini la vedova più pensionata d’Italia) alla magistratura, che riguarda la richiesta del “prezzo del dolore”. Quanto costerà, agli amministratori del patrimonio Casati, questo “dolore”?» (Il Messaggero). [Mess. 6/10/1070]
anno 1971
La marchesina Casati alle Seychelles
• Annamaria Casati Stampa si trasferisce alle Seychelles dove acquista e gestisce un albergo. [Ruggeri 1995]
Martedì 6 giugno 1972
Annamaria Casati si sposa in gran segreto
• La marchesina Casati, 21 anni, s’è sposata in una chiesa di piazza Ungheria a Roma in gran segreto con Pierdonato Donà delle Rose Rangoni Machiavelli, un nobiluomo veneziano di 29 anni. Le nozze sono state celebrate alla mezzanotte. Lei è arrivata alla chiesa di San Bellarmino da sola, con abito bianco e bouquet di mughetti e orchidee in mano. Lo sposo è sbucato da una via laterale quasi contemporaneamente. I parenti aspettavano già, giunti un po’ alla volta. La cerimonia è durata qualche minuto, poi il gruppetto si è sciolto. A bordo di una fuoriserie parcheggiata in piazza Ungheria i due giovani si sono allontanati. Faranno, come vuole la tradizione, il viaggio di nozze: la meta è il Kenia. [A.R, Sta.Se 6/6/1972]
Mercoledì 27 settembre 1972
Pieni poteri a Bergamasco
• Annamaria sottoscrive nello studio del notaio Zanuso un mandato generale che riaffida tutti i poteri al senatore Bergamasco (ormai è diventata maggiorenne). Nell’atto è scritto che la rappresenterà «in tutti gli atti di ordinaria e straordinaria amministrazione relativa a tutti i beni immobili e mobili da essa posseduti o da possedere in Italia». [Ruggeri 1995]
anno 1973
La marchesina Casati si trasferisce in Brasile
• La marchesina Annamaria lascia l’Italia e si trasferisce col marito a Brasilia (Brasile). Dell’Italia non ne vuole sapere più niente, ha lasciato tutto in mano a Bergamasco e Previti. [Ruggeri 1995]
La marchesina vuole vendere Arcore
• Pressata dalle tasse Annamaria Casati incarica Previti di vendere la tenuta di Arcore con espressa esclusione dei terreni, degli arredi e della pinacoteca. [Ruggeri 1995]
marzo 1974
Berlusconi vuole Arcore per 500 milioni
• Previti trova come acquirente per la tenuta di Arcore Silvio Berlusconi, l’imprenditore edile («Prima provai con dei brianzoli, degli speculatori che prima o poi l’avrebbero lottizzata. In quei giorni avevo avuto un lavoro dalla Edilnord di Silvio, così dissi: “Berlusconi, lei deve farmi un grande piacere, mi comperi la villa San Martino dei Casati Stampa, ad Arcore”. Andammo a vederla e alla fine lui mi fece una proposta tipicamente sua: me la lasci provare, ci sono le vacanze di Pasqua, ci vado per qualche giorno e la provo. La provo e non se n’è più andato»). L’avvocato Previti e la Edilnord concordano un prezzo di 500 milioni di lire (terreni, arredi e pinacoteca inclusi). [Ruggeri 1995]
L’altra offerta per Arcore
• Esiste un’altra offerta, quella del signor Giuseppe Signorelli, intervistato dal giornalista Giuseppe Ruggeri: «Avrebbe messo sul tavolo 600 milioni con termini di pagamento particolarmente brevi». Ma viene ignorata.
La marchesina accetta pur di pagare le tasse
• La marchesina accetta la proposta di Previti perché pressata dal Bergamasco che ha bisogno di liquidità per far fronte alle tasse.[Ruggeri 1995]
Lunedì 8 aprile 1974
La convenzione di compravendita di Arcore
• Viene predisposto un ennesimo contratto a tempo, una “Convenzione di compravendita”, in cui Annamaria Casati offre in vendita all’Edilnord «le proprietà di Arcore al prezzo di lire 500 milioni». [Ruggeri 1995]
Berlusconi entra ad Arcore
• Berlusconi si stabilisce nella villa e non paga subito i 500 milioni bensì suddivide l’importo in rate che coincidono con le scadenze fiscali dalla Casati verso l’Erario. [Ruggeri 1995]
Berlusconi ha problemi con la burocrazia
• Berlusconi non si intesta la villa. Previti comunica alla sua assistita che l’acquirente è in attesa di imprecisate pratiche burocratiche edilizie pertanto al momento non è opportuno stipulare l’atto notarile. Per tutelarsi Berlusconi e Previti si fanno nominare dalla Casati «amministratori della tenuta e dei beni di Arcore». [Ruggeri 1995]
agosto 1974
Ad Arcore anche Mangano e Dell’Utri
• Ad Arcore oltre a Berlusconi sono andati a vivere anche Marcello dell’Utri e Vittorio Mangano (boss di Cosa Nostra). [Ruggeri 1995]
anno 1977
Primi attriti tra Previti e la Casati
• Previti vola a Brasilia con pressanti richieste per la Casati inerenti i suoi beni. La Casati alterata lo rimanda in Italia e impone un ultimatum per il rogito di Arcore. L’ereditiera non sa che il suo legale siede nel collegio sindacale della Immobiliare Idra (società satellite dell’impero di Berlusconi appena creata). [Ruggeri 1995]
Venerdì 23 marzo 1979
Intanto la marchesa deve pagare 160 milioni ai familiari di Minorenti
• La marchesa Annamaria Casati Stampa deve risarcire la famiglia di Massimo Minorenti, lo studente freddato da suo padre Camillo con 160 milioni di lire. Lo ha voluto la sentenza della terza sezione civile della Corte d’appello di Roma. [Sta 24/3/1079]
Lunedì 30 luglio 1979
Berlusconi si insedia ad Arcore
• Giudo Roveda, notaio di fiducia di Berlusconi, registra l’atto di deposito di una scrittura privata «recante scambio di immobili e azioni tra Annamaria Casati Stampa di Soncino e la Immobiliare Coriasco spa». Questo atto sancisce il pagamento della tenuta con ottocento azioni della Cantieri Riuniti Milanesi, una delle tante società satellite dell’impero berlusconiano, che valgono, secondo gli estensori del contratto preliminare, curato ancora una volta dall’avvocato Previti per conto dell’ereditiera, la bellezza di un miliardo e settecento milioni. [Ruggeri 1995]

• Berlusconi va a vivere ad Arcore e Previti suggerisce alla sua assistita di posticipare il rogito catastale. [Ruggeri 1995]

Nessuno vuole le azioni della Cantieri Riuniti
• Bergamasco, su ordine della marchesina, tenta di convertire le azioni della Cantieri Riuniti. Nessuno vuole comprarle al valore che è stato fissato nella scrittura “Permuta”. [Ruggeri 1995]
anno 1980
Berlusconi si ricompra le sue azioni al 50 per cento
• Nella primavera del 1980 il Bergamasco si rivolge alla stessa Cantieri Riuniti Milanesi Spa che si offre di comprarle a condizione di uno sconto del 50 per cento (850 milioni). [Ruggeri 1995]
Ecco quanto valgono i terreni ad Arcore
• Nello stesso periodo la Casati riesce a vendere alcuni appezzamenti di terreno sfuggiti alla permuta ad un valore di 6 miliardi. [Ruggeri 1995]
Giovedì 2 ottobre 1980
Il rogito per la compravendita della villa di Arcore
• Dopo sei anni dall’acquisto viene fatto il rogito per la compravendita della villa di Arcore. È l’Immobiliare Idra (società satellite di Berlusconi) a intestarsela. In tutto questo tempo a pagare le tasse è stata la marchesina Annamaria Casati Stampa di Soncino. L’atto di compravendita è repertato come n. 36110 ed è stipulato dal notaio Guido Roveda. Nello stesso momento Roveda autentica un secondo atto che riguarda tutti i terreni appartenenti alla marchesa non inclusi nella prima permuta. Questi vengono ceduti all’Immobiliare Briantea (società del gruppo Fininvest) per 250 milioni in azioni della Infrastrutture Immobiliari (sempre di Berlusconi). [Ruggeri 1995]

• Venuta a conoscenza del rogito la Casati revoca i suoi fiduciari e si affida, dal Brasile, all’avvocato Ferdinando Carabba per chiudere tutta la faccenda. [Ruggeri 1995]
anno 2011
La tenuta vale quasi 52 milioni di euro
• Qualche anno dopo la Cantieri riuniti richiede una fidejussione alla Cariplo e come garanzia dà la tenuta di Arcore. La banca gli accorda 7 miliardi e 300 milioni. Attualmente il valore della tenuta sfiora i 52 milioni di euro. [Ruggeri 1995] _Corriere della Sera

Un altro articolo che ho trovato sul web:

Tutti gli articoli della sezione Di Claudia Fusani 21 settembre 2009 - Unità . - A Quella che segue è la storia di un "delitto" perfetto. Così perfetto che alla fine si fatica ad individuare vittima e delitto. La procura di Milano se n’è occupata per un certo periodo, ma la faccenda non ha mai assunto lo spessore di un fascicolo giudiziario. Certo, una storia da raccontare.

I protagonisti. La faccenda ruota intorno a Villa San Martino ad Arcore, ex convento rinascimentale, per secoli appartenuta alla famiglia Casati Stampa Soncino, 145 stanze con relativi arredi, collezioni pregiate di quadri e libri, ettari di parco con rarità di flora e caprioli al pascolo. Ne è proprietaria una ragazzina di 19 anni, Annamaria Casati Stampa, rimasta orfana all’improvviso il 30 agosto 1970 quando il padre, il marchese Camillo, uccide la moglie Anna Fallarino sorpresa con l’amante. Un ruolo, nella vicenda della villa, ce l’ha da subito un giovane avvocato di nome Cesare Previti, figlio di quell’Umberto che negli stessi anni già compare nei busillis societario di Silvio Berlusconi. E c’è lui, Berlusconi, che nel 1970 sta costruendo Milano 2. Nel tentativo di smettere i panni del palazzinaro per indossare quelli di Sua Residenza, è in cerca di una dimora adeguata per rappresentare se stesso nell’elite dell’imprenditoria.

I fatti Passata la curiosità per l’omicidio-suicidio del marchese e della moglie, restano la ragazza e il suo patrimonio. Anzi, a dire la verità, qualcuno prova a mettere in dubbio la legittimità dell’erede. La famiglia Fallarino, infatti, chiede di verificare tramite autopsia chi è morto per primo: nel caso fosse il marchese Camillo, i legittimi eredi sono i Fallarino. Cesare Previti, 36 anni, origini calabresi ma da tempo residente a Roma, assiste legalmente la famiglia Fallarino, ma il dubbio viene in fretta archiviato.
Annamaria resta unica erede, ha 19 anni ed è minorenne. Viene affidata ad un avvocato amico di famiglia, Giorgio Bergamasco, che siede in Senato tra i liberali. E chi spunta fuori tra gli assistenti di Bergamasco? Di nuovo il giovane Previti, che riesce nella non facile impresa di passare in un batter di ciglio da “nemico” (aveva assistito i Fallarino per togliere l’eredità ad Annamaria) ad “amico”.
La ragazza si ritrova così un’eredità pari a due miliardi e 403 milioni di lire tra beni mobili e immobili e gioielli, che diventano un miliardo e 965 milioni al netto di debiti e tasse. Decide di lasciare l’Italia e lo scandalo, va a vivere in Brasile e il 27 settembre 1972 affida i suoi beni - senza limitazioni di mandato - a Bergamasco, il suo ex tutore, nel frattempo diventato ministro del governo Andreotti. Il vice tutore Previti resta tra i legali. E a lui Annamaria nell’autunno del 1973 dà l’incarico di vendere Villa San Martino «con espressa esclusione degli arredi, della pinacoteca, della biblioteca e delle circostanti proprietà terriere».

Pochi mesi e l’acquirente si materializza nei panni di Silvio Berlusconi. Mediatore è Previti. Il prezzo pattuito 500 milioni, tutto compreso, anche quello che l’erede aveva esplicitamente escluso dalla vendita, terreni e annessi, pinacoteca e biblioteca. In Inchiesta sul signor Tv (Guarino e Ruggeri, Kaos editore), il libro che più di tutti ha indagato sulla vendita della villa e i cui autori nel 2000 hanno vinto la causa per diffamazione avviata nel 1994 da Previti, si dice chiaramente che 500 milioni sono nulla per una villa settecentesca di 3500 metri quadrati. Nel libro si parla di «raggiro». In più momenti. Il primo: Berlusconi dilaziona il pagamento fino al 1980 (atto di cessione il 2 ottobre) ma Annamaria Casati continua a pagare le tasse. Il secondo: il 4 maggio 1977 nasce l’Immobiliare Idra, spa della già affollata galassia berlusconiana, che ancora oggi gestisce almeno dodici dimore del premier tra cui Arcore, Villa Certosa e Macherio. Bene; nel cda di Idra siedono da subito Umberto e Cesare Previti. Idra otterrà dalle banche due superfinanziamenti sulla villa di Arcore appena pagata mezzo miliardo a rate: oltre 7 miliardi subito rigirati alla Cantieri Riuniti, società di Berlusconi, più altri 680 milioni.
Un delitto perfetto, appunto. Sempre che delitto vi sia stato. Arcore poi è diventata quello che tutti sappiamo: il rifugio del Presidente, la cabina di regìa degli alleati di governo, dimora vincolata dal segreto di Stato, custode di un mausoleo e di più grandi segreti. Si dice, anche, della longevità.

La contessa Rangoni Machiavelli: «Così Berlusconi ha truffato mia cognata»
Di Claudia Fusani 13 agosto 2010 - unità

È stata una doppia rapina. Consumata alle spalle di una ragazzina minorenne, choccata dalla morte del padre, fuggita dall'Italia per sfuggire alla curiosità di giornalisti e paparazzi e raggirata da quel professionista che si chiama Cesare Previti al servizio di Silvio Berlusconi». Beatrice Rangoni Machiavelli è una nobile signora di ferme tradizioni liberali, illustre casato, impegnata nel sociale, ex deputato del parlamento europeo. E' anche la cognata di Anna Maria Casati Stampa di Soncino, la ragazza che nel 1970 resta orfana all'improvviso e tragicamente ed eredita tutto il patrimonio del casato tra cui villa San Martino ad Arcore. La stessa villa in cui dieci anni dopo si trasferisce Il Cavaliere già Re del mattone e in procinto di diventare anche Signor Tv.

Cosa intende per "doppia rapina"?
«Dal 1974 vado denunciando il furto perpetrato ai danni di mia cognata Annamaria Casati Stampa di Soncino, per le modalità dell’acquisto della Villa di Arcore e dei terreni, centinaia di ettari, su cui è stata fatta la speculazione di Milano 2».

Non ci sono sentenze che lo dimostrano.
«Siamo arrivati tardi, quando ci siamo accorti del raggiro erano già passati dieci anni ed era scattata la prescrizione. Ma quelle due acquisizioni restano comunque due rapine».

Chi è Annamaria? E dove vive oggi?
«È una signora di 59 anni, vive all'estero con la sua meravigliosa famiglia e ogni volta che si parla di questa storia per lei sono solo dolori e incubi. La famiglia, i marchesi Casati Stampa di Soncino, sono uno dei più illustri casati milanesi proprietari in Brianza e a Milano di terreni e palazzi».

Cosa succede il 30 agosto 1970?
«Annamaria arriva a Fiumicino da un viaggio con alcuni amici. Chiama il padre, il marchese Camillo che dopo la morte della mamma di Annamaria si era sposato con Anna Fallarino, per farsi venire a prendere. Camillo la rassicura ma le dice restare ancora qualche giorno con gli amici. Il marchese in realtà, depresso e in pessimi rapporti con la signora Fallarino, aveva già pianificato di suicidarsi. Solo che nelle stesse ore in quella casa arrivano la moglie e il suo amante Massimo Minorenti, lo ricattano, gli chiedono un miliardo di lire per ritirare alcune foto compromettenti già consegnate ai giornali. Lui perde la testa, ammazza e si ammazza. Fu Annamaria a dover riconoscere i corpi sfigurati del padre e della matrigna. Del caso parlò tutta Italia, per mesi. Potete immaginare lo choc di quella ragazza»

Come entra in scena Cesare Previti?
«Il padre Umberto è un noto fiscalista calabrese che nei primi anni settanta sta architettando la complessa struttura societaria della Fininvest. Cesare è un giovane avvocato che ha una relazione con la sorella di Anna Fallarino. La prima cosa che fa è cercare di dimostrare che la famiglia Fallarino è l’unica erede del patrimonio Casati Stampa perchè la donna è morta dopo il marito. L’autopsia gli dà torto: la giovane e minorenne Annamaria è l’unica erede. Il padre, Camillo, è morto due minuti e trenta secondi dopo».

Poi però il giovane Previti diventa tutore della ragazza e amministratore del suo patrimonio.
«Eh, già, si vede che questo era il piano B... Annamaria, minorenne, è affidata a un avvocato amico di famiglia Giorgio Bergamasco il quale però diventa senatore e poi ministro in uno dei governi Andreotti. In un modo o nell’altro rispunta fuori Previti che piano piano diventa l’unico responsabile del patrimonio di Annamaria. La quale si ritrova titolare di beni mobili e immobili per circa tre miliardi di lire ma anche un sacco di debiti per via della tasse di successione con rate da 400 milioni».

E Annamaria decide di vendere...
«Non è così. Qui comincia il raggiro. La ragazza non ha soldi, non ha potere di firma e ogni decisione è delegata a Bergamasco-Previti. Fatto sta che un giorno, siamo nel 1973, Previti dice ad Annamaria: “Ma come sei fortunata, c’è un certo Berlusconi che vuole comprare, 500 milioni...”. Annamaria replica che è un po’ poco, e Previti la rassicura: “Mavalà, in fondo gli diamo solo la villa nuda, la cappella e un po’ di giardino intorno...”. Previti lascia intendere che arredi, pinacoteche, biblioteche, il parco, tutto sarebbe rimasto a lei mentre invece stava vendendo tutto».

Nessuno si accorge di nulla?
«Il fatto è che Annamaria, esausta, nel 1973, appena maggiorenne si sposa quasi di nascosto, una notte, e va a vivere in una fazenda in Brasile, con la sua famiglia, felice e lontana dalla sua prima vita di cui vuol sapere poco o nulla. Il curatore ha campo libero. Io me ne accorgo solo nel 1980, dopo che è stata completata la vendita di villa San Martino. Avverto Previti che avrei raccontato tutto a Anna Maria. Lui mi risponde, ancora lo ricordo, che mai sarei riuscita a portare un pezzo di carta ad Annamaria in Brasile con delle prove. Invece ce l’ ho fatta: avevo nascosto il dossier con la documentazione in un biliardino. Ricordo anche che a Fiumicino ci perquisirono con molta accuratezza. Per andare in Brasile, strano no...».

Che succede poi?
«Annamaria ritira deleghe e procure e le affida a me. Lì comincia la mia battaglia. Abbiamo provato negli anni a riprendere almeno qualche quadro, un Annigoni, ad esempio. Mio fratello andò di persona ad Arcore, fu la volta che si trovò davanti Mangano con tanto di fucile. Berlusconi ci chiese quanto volevamo per venderlo a lui. Ma noi non volevamo venderlo. Non ce l’ha mai reso. Così come le 14 stazioni della via Crucis di Bernardino Luini, nella cappella di famiglia».

All’inizio parlava di due truffe...
«Così come si sono presi il parco e la villa, si sono presi anche tutti i terreni dove poi è sorta Milano 2, terreni agricoli della famiglia Casati Stampa».

In che modo?
«Avevano frazionato i terreni in tante srl e poi li hanno resi edificabili. Quando ce ne siamo accorti, abbiamo scoperto che ogni srl era intestata a vecchini con l’Alzheimer pensionati all’ospizio della Baggina. “Lei non mi può denunciare, io conosco tutti» ci disse Berlusconi. E aggiunse: “E poi domani scioglierò tutte le srl». Ci riuscì, tranne che per poche pezzature di terreni di cui ci fece avere in tre giorni i soldi. Oltre al danno anche la beffa: la speculatrice, la palazzinara, quella che aveva trasformato i terreni da agricoli in edificabili, risultava essere Annamaria Casati Stampa. Il colmo, no? ».

Annamaria?
«Non ne vuole sapere più nulla e nessuno ha mai pensato che potesse essere risarcita. Io però continuo da allora la mia battaglia a tutti i livelli perchè credo sia giusto che si conosca la qualità delle persone che ci governano. Sotto il profilo penale, purtroppo, non è mai stato possibile fare nulla».

Qualche volta ne parlate tra di voi?
«Mia cognata ha un’altra vita, vive lontana, non è affatto legata ai soldi. In quei pochi giorni in cui Previti è stato in carcere mi disse solo: “Chissà, Magari stavolta potrò riavere il mio quadro...”».



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