lunedì 8 giugno 2015

I MONUMENTI DI MAGENTA



Il territorio di Magenta confina con a nord con il comune di Marcallo con Casone, a sud con il comune di Robecco sul Naviglio, ad ovest con il Piemonte attraverso la propria frazione di Pontevecchio e ad est col comune di Corbetta. Fa inoltre parte del territorio del Parco del Ticino in Lombardia, confinante ad ovest col Piemonte, dal quale è separato dal fiume Ticino.

Il territorio del comune di Magenta è situato a 138 m s.l.m., mentre degrada di parecchi metri presso la frazione di Pontevecchio, ove il comune raggiunge le rive del Naviglio. Il Ticino è il principale corso d'acqua al quale il territorio comunale giunge.

La città ha moltissimi edifici religiosi; tra loro l’ottocentesca e monumentale basilica, dotata di una torre con otto campane, un portale con colonne corinzie ed un bel rosone con ai lati le statue di San Carlo Borromeo e Sant’Ambrogio.

All’interno c’è un altare con marmi policromi ed una mensa poggiante su quattro colonne di marmo bianco, numerosi affreschi ed un antico organo.

Trecentesca è invece la fondazione del Monastero di Santa Maria Assunta dei Padri Celestini di Magenta, mentre la chiesa di San Rocco e San Sebastiano è più tarda di un secolo e contiene un pregevole organo.

Tanti anche gli edifici civili, come palazzo Crivelli Pecchio Martinoni, del ‘700, oggi sede municipale, la quattrocentesca villa Crivelli Boisio Beretta, uno dei più significativi esempi di casa nobiliare di Magenta, villa Morandi, villa Melzi, villa Naj Oleari, che ospita gli accampamenti dei figuranti in costume dell’epoca durante la rappresentazione della storica battaglia risorgimentale.

Ed ancora la seicentesca casa Giacobbe, oggi sede delle associazioni storiche magentine, centro e motore delle iniziative culturali della città; la cinquecentesca casa Boffi Pirogalli e numerose altre edificate negli ultimi tre secoli dello scorso millennio.

La data di fondazione del Monastero di Santa Maria Assunta dei Padri Celestini di Magenta, non è riportata in alcun documento archivistico, tuttavia la fondazione risalirebbe però al XIV sec. e due sono le notizie che lo fanno supporre: nel 1398 il Monastero è riportato tra le domus della Pieve di Corbetta come Ecclesia Sanctae Mariae Celestinorum de Mazenta. La costruzione del campanile, caratterizzato da una meridiana, risalirebbe invece alla fine del XV sec. La volta dell'unica navata, crollata in parte nel 1937 è stata rifatta negli anni 1938-1939; la facciata è del 1938. La chiesa è famosa soprattutto per due tavole di Ambrogio da Fossano, detto il Bergognone, datate 1501 e conservate nella terza cappella a sinistra, entrando. La chiesa possiede un concerto di 5 campane in Fa3 Maggiore, fuso nel 1951 da Carlo Ottolina di Seregno (MB).

La Chiesa di San Rocco risale alla seconda metà del XV secolo. La facciata, piuttosto semplice, è articolata verticalmente su tre piani e completata ai lati del timpano da due obelischi barocchi. La navata interna è coperta da una volta a botte, suddivisa in tre campate. Il secondo giorno del mese di settembre viene festeggiato il rione di S.Rocco, quartiere adiacente all'omonima Chiesa, mentre il 16 agosto si tiene la locale fiera dedicata al culto del Santo.

La chiesa possiede un concerto di 5 campane in Lab3 Maggiore, le cui tre maggiori sono state fuse nel 1953 da Roberto Mazzola di Valduggia (VC); mentre le 2 minori sono state aggiunte, sempre dal Mazzola, nel 1987.


La chiesa di San Giovanni Battista e San Girolamo Emiliani è meglio conosciuta con il nome di "Chiesa di San Girolamo Emiliani". La struttura del tempio cristiano risale ad epoche moderne: la prima pietra dello stabile, venne posta il 29 giugno 1963 dal vicario episcopale Mons. Giuseppe Schiavini e la struttura risultava già terminata nel 1965 quando il Cardinale milanese Giovanni Colombo, il 10 settembre, la dedicò ai Santi Giovanni Battista e Girolamo Emiliani, affidandone nel contempo la gestione alla congregazione dei Padri Somaschi che già nella vicina Corbetta godevano di un radicato centro d'influenza. La chiesa venne ufficialmente consacrata solo il 28 settembre 1980 per mano del Cardinale Carlo Maria Martini. La struttura interna, realizzata in grandi campate in cemento armato, si presenta ampia e spaziosa, caratterizzata da una grande navata centrale e da due piccole navate laterali, decorate con finestre dipinte con scene religiose. La chiesa accoglie anche dodici grandi quadroni che rappresentano la vita di San Girolamo Emiliani. Sempre nell'arte pittorica, di dimensioni imponenti (quasi 8 metri di altezza) è il dipinto della Cena di Emmaus (Luca 24) che campeggia sopra l'altare maggiore. Sotto la Chiesa si trova l'Oratorio, che dal 2004 è inserito con gli altri oratori della Città nella Unità di Pastorale Giovanile di Magenta

La Chiesa della Sacra Famiglia, rappresenta un altro dei nuovi edifici di culto presenti in Magenta. La posa della prima pietra della cappella, avvenne il 10 maggio 1987 e lo stabile venne inaugurato al culto già il 29 ottobre 1988. La funzione del nuovo edificio era quella di sopperire alle esigenze spirituali del nuovo quartiere che proprio in quegli anni andava sorgendo nell'area. Attiguo alla chiesa è stato anche eretto un oratorio per i giovani del quartiere, dedicato al Cardinale milanese Alfredo Ildefonso Schuster.

L'interno della chiesa presenta una struttura ad un'unica navata con soffitto a vela che culmina in un timpano sul quale si trova una finestra a croce che prende luce da un'apertura sovrastante. L'altare, in marmo, è posto in un presbiterio semicircolare sostenuto da colonne e corredato da una grande vetrata retrostante, gittante sul parco retrostante, caratterizzato dalla forte presenza di abeti.

Lungo le pareti della chiesa si trovano anche numerose vetrate policrome a soggetti sacri realizzate da artisti locali che danno ampia luce all'interno della struttura. Di fianco al portone d'ingresso si trova anche una piccola cappella dedicata appunto alla Sacra Famiglia dove trovano posto una statua di Gesù, una della Madonna e una di San Giuseppe.

La chiesa di San Biagio viene citata già nel 1560 quando san Carlo Borromeo, in occasione di una sua visita pastorale nella parrocchia di Magenta (allora parte della Pieve di Corbetta), denunciò lo stato di abbandono in cui vessava un antico oratorio dedicato a san Biagio, ormai ridotta ad un altare ligneo improvvisato ed alla totale mancanza di pavimento sostituito con terra battuta. Nel 1601, dopo la visita del vicario generale dell'arcidiocesi di Milano che aveva constatato come la chiesa fosse ancora in pessime condizioni, venne dato l'ultimatum per demolirla oppure restaurarla e restituirla al culto dei magentini.

La situazione dell'oratorio "campestre" peggiorò negli anni seguenti ma la struttura rimase in piedi sino al 1636 quando l'oratorio viene nuovamente riedificato a spese dell'Abate Faustino Mazenta, che aveva incaricato del restauro il "Mastro di Muro" Giuseppe Chiovetta (l'evento è ancora oggi ricordato da una lapide interna). L'opera di restauro e la costruzione di una sagrestia, sono ampiamente elogiati in una visita pastorale del 1644. In questa occasione vengono menzionate due tavole di Melchiorre Gherardini ancora oggi presenti nell'oratorio.

La Chiesa di San Biagio non subisce alcun mutamento architettonico sino al 1879, anno in cui il marchese Giuseppe Mazenta, morendo, lascia in eredità sia la chiesa che l'edificio del cappellano con annesso giardino all'Ordine delle Figlie della Carità Canossiana, affinché vi possano edificare un convento. Si deve all'iniziativa di questo ordine l'attuale conservazione dell'edificio, come pure la conservazione dell'antica tradizione di esporre al bacio dei fedeli le reliquie del santo.

La cappella dell'Istituto delle Madri Canossiane venne realizzata nell'ultimo quarto del XIX secolo, e cioè quando venne eretto l'istituto delle Madri Canossiane con un lascito da parte de marchese Mazenta, per meglio dare spazio alle monache ed alle alunne dell'istituto per la celebrazione della messa quotidiana.

L'oratorio ha forme semplici con decorazioni dai colori sfumati ed all'interno si trova la pala d'altare con una deposizione di Angelo Inganni.

La Basilica Romana Minore di San Martino Vescovo di Tours e San Gioacchino, meglio nota con il nome di Basilica di San Martino, è il più importante luogo di culto di Magenta. Nella Basilica di San Martino ha sede il Decanato di Magenta. La struttura fu voluta per dare un ampio edificio sacro agli abitanti di Magenta e per ospitare le ossa dei caduti durante la battaglia del 1859. In realtà le ossa dei caduti non furono mai trasferiti nella chiesa. La Basilica di San Martino fu realizzata a partire dall’ultimo decennio del XX secolo, per volere di don Cesare Tragella. Il progetto della struttura è stato realizzato dall’architetto Alfonso Parrocchetti, che disegnò la basilica in stile rinascimentale. La navata centrale della struttura è più ampia delle due laterali. La facciata del monumento fu realizzata tra il 1932 ed il 1959, su disegno dell’architetto Mariani. Di interesse è anche la torre campanaria. La cerimonia di posa della prima pietra ebbe luogo nel 1893; la prima messa fu celebrata nel 1901 mentre la consacrazione ufficiale avvenne nel 1903.

A poche decine di metri dalla stazione ferroviaria è possibile ammirare Villa Giacobbe il cui nome deriva dall’avvocato Giovanni Giacobbe che ne divenne proprietario nel 1841. Profondamente legata alle vicende della Battaglia del 4 giugno 1859, la Villa ne reca tuttora i segni, sulla facciata del giardino, che è stata lasciata crivellata di proiettili in memoria dei sanguinosi scontri in cui morì anche il Generale Espinasse.
Attualmente essa è sede delle Associazioni Comunali, che con la loro attività ne arricchiscono il significato storico e la rendono ancor più centro culturale della città.
Il Teatro Lirico di Magenta fu costruito nel 1904, per volontà del Comitato del Teatro Sociale Lirico Drammatico, per essere destinato all´opera.
Nel 2004, dopo un lungo ed accurato lavoro di restauro, il Teatro Lirico è tornato ad essere uno tra gli edifici più prestigiosi del patrimonio architettonico e storico cittadino, un simbolo della città e della passione dei magentini per la musica ed il teatro.

Il Palazzo Crivelli Pecchio Martinoni è oggi uno degli esempi di palazzo cittadino conservati nel pieno centro della città di Magenta. Attualmente occupato dagli uffici comunali, esso conserva la tipica struttura a "U" che rappresenta la parte più antica del complesso degli uffici, che è ubicata tra Piazza Formenti, Via 4 giugno e Via Volta, risalente alla prima metà del XVII secolo. Nel 1701 si sa che la casa fu portata in dote dall’ultima discendente della famiglia magentina dei Crivelli, grazie al matrimonio col Conte Pecchio. La casa passò successivamente (1783) alla famiglia Martignoni che la vendette all'amministrazione comunale di Magenta nel 1898. Gli stabili vennero suddivisi in due destinazioni diverse: l'antica filanda annessa alla casa divenne sede di una Scuola Elementare (rimasta attiva sino al 1983 ed oggi sostituita dal Liceo Classico "S. Quasimodo"), mentre il palazzo vero e proprio venne riservato a sede del Comune di Magenta. L'area antistante il palazzo comunale, è stata trasformata nel 2009 in un grande "salotto all'aperto" con l'apposizione di una nuova pavimentazione piastrellata con molte piante e panchine, il che ha consentito di rivalutare l'area come luogo d'incontro della popolazione magentina.

Villa Crivelli Boisio Beretta fu edificata nel XV secolo nel suo nucleo originario, è uno dei più significativi esempi di casa nobiliare di Magenta. Sebbene modificata parzialmente nel corso del Settecento, la costruzione conserva alcuni tratti tipici dell'architettura rinascimentale come le monofore in cotto, il rivestimento murario losangato e una bellissima cappa di camino sporgente (una delle poche rimaste originali; un altro raro esempio lo si può ammirare nella vicina città di Corbetta nella Villa Pisani Dossi). La casa è stata completamente ristrutturata nel 1976. Sorge in Via Mazzini.

Palazzo Morandi edificato nella seconda metà del XVIII sec., è costituito dal tipico schema a corte con una facciata barocca movimentata dalla presenza di finestre e balconi che danno sull'antistante Via Garibaldi. Curiosa è l'area del portone che viene sovente ricordata per la presenza di ricche stuccature tipiche del barocchetto, colorate con colori brillanti che sono stati ritrovati sotto le successive ridipinture in occasione dei recenti restauri che hanno interessato la struttura.

Il nucleo principale di villa Melzi risale al XVI secolo e la struttura venne edificata per volere della famiglia Melzi d'Eril, Conti di Magenta che divennero feudatari di questo borgo. La villa venne mantenuta come sede principale della famiglia essenzialmente sino alla fine del XVIII secolo quando Francesco III, 9º Conte di Magenta, divenuto dapprima Presidente della Repubblica Cisalpina e poi fervido sostenitore di Napoleone in Italia non ottenne anche il Ducato di Lodi, il che pose il suo interesse verso altri centri della politica lombarda. La struttura sorge in Via Roma.

Villa Naj-Oleari venne costruita all'inizio del Novecento come abitazione per la famiglia Naj-Oleari, proprietaria dell'omonimo stabilimento tessile che aveva sede a Magenta, nei pressi della villa stessa. Il complesso residenziale, secondo lo schema primo novecentesco, era una struttura a villino di forme classiche neorinascimentali, in pietra, affrescato al suo interno ed immerso in un grande parco. Donata al comune di Magenta, la villa è stata sede della biblioteca comunale ed oggi è utilizzata come sede della Proloco cittadina. La villa, annualmente, il giorno prima della ricostruzione storica che commemora la Battaglia di Magenta, ospita l'allestimento degli accampamenti dei figuranti in uniforme che qui vivono per tre giorni in tenda, seguendo i costumi dell'epoca.

La Casa Boffi Pirogalli è sita in via Garibaldi, n.91. La struttura ha origini piuttosto antiche. Di certo, si sa che tra il XVI ed il XVII secolo era compresa entro le proprietà della famiglia Medici, i quali successivamente la vendettero ad altri proprietari, sin quando non vi si instaurò il Forno Cooperativo Ambrosiano, centro direzionale dei lavori agricoli dell'area.

La cosiddetta Casa Spreafico Martinoni consiste in un complesso di tre edifici cinquecenteschi situati in via Garibaldi che, in tempi diversi, vennero acquistati dalle famiglie Spreafico e Martinoni. La struttura originaria è stata ad oggi parzialmente variata dalle aggiunte ottocentesche.

Sita anch'essa in via Garibaldi, la Casa Croce Piazza Lombardi venne edificata nel XVII secolo e successivamente ampliata col passare dei secoli. Variazioni significative provengono alla struttura dal XIX secolo quando la famiglia Frigerio, proprietaria degli stabili, adibisce alcuni locali rustici interni alla produzione della seta attraverso l'allevamento dei bachi da seta, avviando una produzione famigliare.

Casa Beretta ha una pianta rimasta pressoché identica all'originale, risalente con tutta probabilità al Seicento.

Di Casa Miramonti, si sa che nel XVII lo stabile era compreso nelle proprietà della famiglia Crivelli (e spettava come diritto al beneficiario dell’Abbazia di Santa Maria della Pace di Milano). La famiglia Miramonti acquistò lo stabile nel XVIII secolo nel 1700 trasformandone i locali rustici in locali d’abitazione. La casa si trova tra via Pretorio (la cosiddetta piassa de’ puj) e via Manzoni.

La costruzione risale al XVII secolo e la denominazione di Casa Albasino gli pervenne nel 1713 quando i proprietari dello stabile, la famiglia De Zecchi, lasciò in eredità la proprietà alla famiglia Albasino, che successivamente frazionò la proprietà per esigenze d'eredità. Una parte dell'abitazione signorile è stata recentemente ristrutturata.

Il complesso di Casa De Ambrosis, consiste in un blocco di due edifici situati lungo la via Garibaldi ed acquistati nel 1704 dal nobile Francesco Antonio De Ambrosis che si preoccupò non solo di ampliare le strutture, ma anche di adornarle con elementi strutturali e decorativi. Malgrado questo, l'aspetto attuale ha risentito degli influssi di ristrutturazione ottocenteschi.

Casa Crivelli Redenaschi Brocca edificata con tutta probabilità nel Settecento, divenne la sede principale delle abitazioni dei Crivelli prima e dei Redenaschi poi. Nel XIX subì i mutamenti più radicali che fecero divenire lo stabile una vera e propria villa. In questa fase la palazzina fu in tutto e per tutto dei gioiellieri e commercianti Brocca di Milano, che risiedettero in questo luogo in maniera sporadica nei primi del 1800, destinando lo spazio soprattutto a residenza estiva ed a ricovero per artisti come il catalano Pelegrin Clavé y Roque, o Eugenio Landesio e Giuseppe Molteni, pittore quest'ultimo che venne proprio "lanciato" dai Brocca stessi nel mondo dell'arte. La villa fu sede di molti eventi come il banchetto/rinfresco del 1895 in occasione dell'inaugurazione del monumento a Mac Mahon, o ancora la festa del 1910 dedicata alla pioniera dell'auto Harriet White Fisher (autrice del A Woman's world tour in motor). Nel 1950 lo stabile fu venduto, lottizzato ed in parte acquistato dal Comune di Magenta. Attualmente la casa è sede dell'AVIS cittadina e di altre associazioni di volontariato del territorio, oltre che di un asilo nido.

Col nome di Casa Monti, si identificano oggi una serie di edifici collocati lungo via 4 giugno, all'angolo con Piazza Liberazione e via Roma. Questi stabili vennero edificate nella prima metà del XVIII secolo e vennero istituite come beneficio della chiesa milanese di San Francesco, divenendo in seguito proprietà della famiglia Monti. All'interno del complesso si trova ancora oggi la base di una cappella che un tempo ivi sorgeva, dedicata a San Francesco.

Casa del Monastero dei Santi Cosma e Damiano era un tempo di proprietà del Monastero dei Santi Cosma e Damiano alla Scala, che sorgeva a Milano, nei pressi dell'area dell'attuale teatro omonimo. A partire dal 1750 la parte inferiore dell'abitazione divenne abitazione privata, mentre la loggia venne murata per ricavarne altri locali d'abitazione.

Villa Stoppa-Colombo (detta semplicemente Villa Colombo) è un villino costruito nella prima metà del XX secolo, presso la stazione ferroviaria. La struttura si presenta come uno corpo centrale sviluppato su tre piani e munito di torretta belvedere corredata da trifore. Il complesso è inserito all'interno di una vasta cornice di verde pubblico che oggi è stato adibito a parco per la cittadinanza. La villa venne eretta per volere della famiglia Stoppa, commerciante locale, e poi donata al comune di Magenta nel 1997 dalla signora Stoppa al fine di erigervi un asilo comunale per il quartiere (progetto in seguito decaduto). Oggi il villino, gestito dall'Associazione Grisù, è sede di numerose associazioni come l'Associazione Nazionale Carabinieri, l'Associazione Culturale "Ragazzi di Magenta" e del Gruppo Scout Magenta 1°, oltre ad essere sovente sede di mostre e convegni.

La Biblioteca comunale ‘Oriana Fallaci´,inaugurata nell´aprile del 2007, è una risposta concreta alle esigenze della città.

L' Ossario dei Caduti è un monumento è in forma piramidale, e di aspetto severo quale si conviene ad un ossario, a tale scopo essendo esso destinato.
E´ alto 35 metri e largo alla base 8. E´ composto di quattro facciate perfettamente uguali e guardanti i quattro punti cardinali. L´architetto fu il milanese Giovanni Brocca e i lavori cominciati nel 1861 furono compiuti tre anni dopo.
La solenne inaugurazione avvenne il 4 giugno 1872 quando tutte le ossa dei combattenti sparse qua e là vennero raccolte e definitivamente collocate nel sotterraneo del monumento.

Il monumento posto in Piazza Vittorio Veneto,è stato dedicato ai caduti di tutte le guerre.
Si tratta di un´opera imponente, sulla cui sommità campeggia un gruppo bronzeo dello scultore Giannino Castiglioni.
Il monumento, chiamato familiarmente della VITTORIA ALATA, fu inaugurato il 26 aprile 1925 dal re Vittorio Emanuele III.

All'indomani della morte del generale Mac Mahon, il parroco di Magenta, don Cesare Tragella e il sindaco Brocca, dopo aver presenziato alle esequie in Notre Dame a Parigi, prospettarono l'idea di dedicargli un monumento.

L'opera venne affidata allo scultore cremonese Luigi Secchi che la portò a compimento nel 1895, realizzando una statua in bronzo dell'altezza di tre metri. L'architetto Beltrami, già autore del restauro del Castello Sforzesco di Milano, ha disegnato il piedistallo in pietra di Rezzato (alto tre metri e mezzo), che porta incisi sui tre lati luoghi e date di nascita e di morte del generale e degli altri alti ufficiali.

Alla cerimonia d'inaugurazione presenziarono rappresentanze italiane e francesi tra cui i rispettivi capi di Stato, Vittorio Emanuele III di Savoia ed Émile Loubet, occasione nella quale viene per l'appunto coniata una medaglia commemorativa dell'evento, ricavata dalle monete da 1 centesimo italiane, sovrastampate sul retro con l'effigie del presidente francese; sul davanti già figurava l'immagine di Vittorio Emanuele III.

In occasione della commemorazione del 150º anniversario della battaglia, l'amministrazione comunale ha predisposto che il monumento a Mac Mahon tornasse nella sua posizione originaria, al centro del monumentale viale che conduce ancora oggi all'ossario dei caduti e l'occasione ha consentito anche di riportare la scultura al suo antico splendore attraverso un accurato restauro che interessato anche l'ossario e il parco circostante.

L'idea del Teatro Sociale Lirico Drammatico si concretizzò quando alcuni appartenenti alla "Società 4 giugno 1859" acquistarono un terreno del Cav. Luigi Cassola sull'allora Corso Vittoria in Magenta. La maggior iniziativa vide in campo Gianfranco Giacobbe, ma il giorno precedente la prima adunanza degli azionisti, moriva in un incidente a Milano il 30 marzo 1902.

Fu l'avv. Giovanni Giacobbe, suo padre, che per ricordare il figlio e dar corpo ai desideri dei magentini riaccese l'iniziativa con cospicue donazioni. Il progetto fu affidato all'architetto Menni. La prima pietra venne posata il 7 marzo 1903 ed il teatro, inaugurato ufficialmente il 4 giugno 1904, era un tempo considerato l'anticamera del teatro milanese de La Scala. All'inaugurazione intervenne anche il tenore Francesco Tamagno, primo Otello di Giuseppe Verdi, che ne calcò per primo il palcoscenico con Adele Borghi ed Emilia Corsi, voci di primo piano della lirica di allora.

Il soffitto è decorato con un grande affresco di Giacomo Campi che rappresenta la visita di Arrigo VII a Magenta (fatto storico realmente accaduto nel 1310 - nel dipinto si può scorgere anche l'attuale campanile della chiesa di Santa Maria Assunta), sopra il quale si staglia un insieme armonico di nuvole, putti, poeti e l'esaltazione del teatro e delle manifestazioni artistiche ad esso collegate. Vi si distingue anche una rappresentazione della chiesa di Santa Maria Assunta, Dante Alighieri, Virgilio e un simpatico teatrino di marionette intitolato a Giuseppe Verdi.

Il teatro è stato recentemente restaurato nel 2004, in occasione del centenario dell'inaugurazione, e riportato al suo antico splendore con la proposta di una interessante stagione teatrale da rinnovarsi ogni anno, che comprende concerti, opera, brani di operetta e varietà.

La fondazione dell'originaria struttura dell'ospedale, risale al 1876 quando il cav. Giovanni Giacobbe fece un'offerta di 20.000 lire a favore del comune, da spendere entro tre anni, per la costruzione di una struttura ospedaliera a vantaggio dei malati meno abbienti del comune. A questa azione benevola, si affiancò l'opera del Marchese Giuseppe Maria Mazenta, che proprio in quello stesso anno donò uno dei propri terreni, denominato "Vigna Rossa" per l'erezione del complesso ospedaliero. Il 2 dicembre 1877 venne posata la prima pietra dell’ospedale e il 25 luglio 1880 l'opera venne ufficialmente inaugurata anche se come semplice ambulatorio. Fu a partire dal 1896 che, grazie al benestante Giuseppe Fornaroli (deceduto in Milano, lasciando il proprio patrimonio all'ospedale ed all'asilo infantile di Magenta), che si poté compiere l'opera definitivamente. La struttura venne ampliata nel 1904 per dare spazio a nuove esigenze per i malati, sino agli anni '70 quando la struttura originaria venne dichiarata incapace di ospitare nuove degenze e la sede dell'ospedale venne costruita ex novo in un'area più consona. Lo stabile rimase pressoché abbandonato allo stato di rudere sino in tempi recenti quando parte di esso è stata ristutturata e in gran parte abbattuta per far spazio ad una struttura medica per l'accoglienza degli anziani e per l'elaborazione di alcune analisi.

Il Parco Naturale "La Fagiana"è nato come residenza di caccia di Vittorio Emanuele II nella seconda metà dell'Ottocento, la tenuta "La Fagiana" si trova sul territorio del comune di Magenta, in località Pontevecchio. Vasta 1574 ettari ed estesa per una lunghezza di più di dieci chilometri sulla sponda sinistra del Ticino, da Casate a Robecco, è divenuta una delle più importanti riserve della zona arricchendosi di numerosissime specie arboree e faunistiche. Al suo interno si trova un'interessante Museo del Bracconaggio che racconta in parte la storia della caccia nel Ticino dal XV sec. sino ai giorni nostri. Le zone boschive sono corredate di stupendi viali per il passeggio e per le uscite in bicicletta.
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Eventi e cultura:
3 febbraio: S.Biagio - fiera del bestiame e macchine agricole
Primavera: Fiera campionaria - vetrina del commercio, industria, artigianato, agricoltura e turismo del magentino.
Prima domenica di giugno: rievocazione storica della Battaglia di Magenta
Giugno Magentino: tutto il mese offre appuntamenti con l'arte, la cultura, la musica, il teatro, concerti d'organo e bandistici, saggi e tornei sportivi organizzati dalle associazioni cittadine.
16 agosto: S.Rocco - fiera di merci e bestiame
11 novembre: S.Martino - concerti ed assegnazione del premio "San Martino d'Oro" al magentino dell'anno.
Novembre: "Magenta Jazz Festival"
Sul territorio operano poi una serie di associazioni per la promozione del territorio come la Pro Loco o l'associazione giovanile "Ragazzi di Magenta" che annualmente organizza l'evento "MAGENTART", una delle maggiori adunanze dell'area di talenti artistici, letterati e musicali. Tra i cinema cittadini, particolarmente attivo è il "Cinema Teatro Nuovo" che, su iniziativa dell'Associazione Culturale Ariel, nel 2005 ha avviato la rassegna teatrale "Ti Racconto Un Libro", ciclo annuale di narrazioni teatrali dedicate a grandi romanzi, premiata sin dalla prima edizione con una straordinaria presenza di pubblico.

La città di Magenta deve gran parte del proprio sviluppo post-bellico alla presenza di molte industrie che vi hanno sedi distaccate o principali. Nella zona ovest e nord, si sono sviluppate due aree industriali distinte con attività commerciali annesse, tra cui il Pastificio Castiglioni, la Molho Leone ferri zincati (prodotti per cancelleria e graffette). Altre ditte si occupano della lavorazione del legno e della produzione di salumi ed insaccati.

Le principali attività economiche sono:

Agricoltura: frumento e mais
Industria metallurgica
Industria alimentare
Industria metalmeccanica





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