mercoledì 5 agosto 2015

LODRINO



Lodrino è un comune situato su di un valico tra la Val Trompia e la Valle Sabbia, ma afferente alla prima.

Dal paese si gode una bellissima visuale sulla vallata, sul monte Guglielmo e sulla sovrastante rocciosa montagna che richiama le più note catene dolomitiche: al tramonto è suggestivo vedere il monte Palo (m.1461) infuocarsi di un rosso acceso, quasi volesse competere col sole. È un sollievo dalla caluta estiva poter trascorrere alcune ore passeggiando nella Pineta ( attrezzata dagli alpini con panche e tavoli per il giusto riposo ) oppure camminare su un sentiero di modesta pendenza che dal paese porta al piccolo Santuario di Santa Croce.

La posizione centrale di Lodrino rispetto ai laghi di Garda, Iseo ed Idro ne ha fatto località privilegiata di transito anche per i numerosi turisti italiani e stranieri che trascorrono le loro vacanze nella nostra provincia.

Il territorio su cui sorge l’abitato di Lodrino è quello della valle dei torrenti Re e Lembrio. Anche il paesaggio naturale si rivela per certi versi difforme da quello a cui ci ha abituati la Valle Trompia, e da taluni è stato accostato a quello delle Dolomiti. Il paragone, per quanto possa apparire azzardato, trova una sua motivazione non solo nel panorama maestoso e scosceso che le pareti rocciose offrono, ma anche nella loro composizione mineraria e nella loro storia geologica. Sembra infatti che questa valle laterale, orientata in direzione Ovest Est, sia geologicamente più antica rispetto al resto della Valle Trompia, e composta della stessa dolomia di cui sono costituite le più famose Dolomiti. Il nucleo abitato principale, a differenza della maggior parte dei centri valtriumplini, non sorge sul fondovalle ma sulle pareti più soleggiate, e questo ne condiziona la struttura più decentrata e sparsa e la maggior luminosità degli spazi, che fanno di Lodrino una meta ideale per un turismo all’insegna dello svago e del relax.

La storia geologica di Lodrino fa parte delle vicende che nel corso di milioni di anni, hanno interessato le Prealpi Lombarde. I rilievi montuosi attuali, sono dovuti a quelle forze naturali di considerevole entità, che hanno deformato e sollevato un vasto territorio posto in origine sotto il livello del mare. Un’ipotesi ben accreditata attribuisce alla valle di Lodrino, orientata in direzione Est-Ovest, un’età più antica della media e bassa Valtrompia. Il caratteristico aspetto delle rocce aspre e dirupate dei due versanti della valle ricorda le più famose catene delle Dolomiti. Il paragone, seppur esagerato, è legittimo in quanto le rocce che formano le cime (Monte Inferni, Monte Palo, Corna di Caspai, Monte Feifo, P.ta di Reai ) hanno la stessa composizione chimica e mineralogica di quelle montagne. Nel territorio, sotto la dolomia, si trovano qua e là accumuli di gesso. Giacimenti di questo materiale sono stati rinvenuti e sfruttati lungo l’alveo dei torrenti Ré e Lembrio Tra Brozzo ed Invico, affiora nelle vicinanze della strada provinciale, un materiale friabile antecedente la dolomia: l’arenaria rossa, ma le rocce più antiche, di color grigio-verdastro e piuttosto tenere, che documentano la presenza del mare nel nostro territorio 60 milioni di anni fa, si possono trovare nel torrente Biogno.

Il paesaggio vegetale si diversifica in relazione all’esposizione più o meno soleggiata dei suoi declivi. Sul versante destro orografico la vegetazione è caratterizzata prevalentemente dalla roverella, dal carpino nero, dal castagno e macchie di abeti. E’ dovuto invece, ad una piantumazione avvenuta negli anni ’30, il verde intenso della pineta situata ai piedi della balza rocciosa parzialmente franata del Caspai. Il sottobosco è qui costituito da arbusti di nocciolo, di sanguinello, ginepro, erica e mirtillo. Boscaglie di pino mugo colonizzano inoltre i versanti Nord delle montagne che guardano Marmentino. Il versante sinistro, più fresco, è ricco di faggi, pioppi, aceri, abeti, castagni e, nella parte alta, di qualche betulla. La flora spontanea, secondo le stagioni, ci offre splendide fioriture di primule rosse, mughetti, orchidee, genziane, ciclamini e rose di Natale. La fauna che l’escursionista può incontrare non è certamente ricca. Le lepri ed i caprioli ( entrambe le specie non sono autoctone ) sono rari. Si segnalano volpi, ricci, faine, donnole, scoiattoli,tassi e numerosi altre specie di roditori. Nei boschi, prati e siepi sono presenti diverse specie di uccelli. Nidificano in loco il merlo, il tordo, il fringuello e per un periodo più o meno lungo tanti altri migratori. Verso le cime più alte si spingono invece le coturnici ed i galli forcello. Non è raro osservare il volo del gheppio, della poiana ed in questi ultimi tempi anche dell’aquila. Nei luoghi soleggiati o con scarsa vegetazione ci si può imbattere nelle vipere; nel bosco dove il cibo è più abbondante, possiamo incontrare spesso altri rettili innocui quali l’orbetello, il biacco, il ramarro.

Notizie storiche riguardanti il territorio dell’attuale Comune di Lodrino attestano la proprietà del Monastero benedettino di Bobbio (attuale provincia di Piacenza) sulle terre e sugli abitanti fin dall’età romano- barbarica. Successivamente, in età longobarda, si accrebbe il potere del Monastero bresciano di S. Salvatore, fondato da Ansa, moglie dell’ultimo re longobardo Desiderio, e di cui fu prima badessa Asberga (o Anselperga), figlia del re e sorella di Ermengarda, prima moglie di Carlo Magno.
È verisimile quindi che in questo periodo le terre in questione passassero sotto il controllo del più vicino monastero bresciano. La prima menzione del comune risale all’estimo visconteo del 1385, che lo include nella ‘Quadra di Valle Trompia’, nucleo di aggregazione sovraterritoriale che permarrà anche durante la dominazione veneziana.
In questi anni le fortune del paese sono legate a quelle della sua famiglia egemone, i Morandi, che aveva interessi economici nell’estrazione del ferro a Bovegno e Collio, ma anche nella sua lavorazione in loco e nel commercio con la Valle Sabbia. Di questo primato familiare restano le monumentali abitazioni, oltreché menzioni di sindaci e parroci della famiglia. Carestie, pestilenze, e soprattutto ripetute alluvioni segneranno a partire dal ’600 la crisi dell’economia del paese, e determineranno un cospicuo flusso migratorio della popolazione verso la Svizzera.
Nell’ultimo secolo la tendenza si è fortunatamente invertita, e Lodrino, accanto alle tradizionali attività pastorali e artigianali, ha riscoperto anche la sua vocazione al turismo di relax e ha visto crescere il numero delle seconde case sul suo territorio.

Fiore all’occhiello del Comune e dell’intera Comunità Montana di Valle Trompia è il Museo Etnografico di Lodrino, che conserva importanti testimonianze della cultura contadina, pastorale e mineraria che ha segnato l’identità della Valle.
Il Museo aderisce al Sistema Museale di Valle Trompia e all'Ecomuseo di Valle Trompia "La Montagna e L'industria"
Nato da un’iniziativa dei primi anni ’80 da parte di un gruppo di Lodrinesi al fine di salvaguardare reperti della cultura contadina ed artigianale del passato, esso organizza una prima mostra temporanea nel 1986, incontrando l’entusiasmo della popolazione.
Nel 1995 l’Amministrazione Comunale, sensibile all’invito, rende disponibili i locali della vecchia Scuola Elementare della frazione Invico, ed il museo trova in questi la sua sede attuale.
Nel 1997 con l’aiuto di nuovi collaboratori viene inaugurata l’esposizione permanente, continuamente aggiornata e rinnovata. Essa attualmente raccoglie circa un migliaio di oggetti donati dalla popolazione ed esposti in una sede di circa 400 mq.
Il museo partecipa, nel tempo, ad iniziative etnoculturali in vari comuni della provincia quali Carpendolo, Villa Carcina, Gardone ValleTrompia, collabora con altri gruppi, con scuole ed enti pubblici ed è impegnato nella realizzazione di documenti e di un percorso storico-etnografico sul territorio.

Luoghi di notevole interesse storico- artistico sono le due residenze dei Morando, i signori locali che diedero alla comunità parecchi sindaci e parroci, oltreché il benessere economico derivante dagli interessi nell’estrazione del ferro in alta Valle: delle due abitazioni, quella nell’attuale via Giovanni XXIII ha carattere più residenziale, con un giardino, un cortile, un pozzo e vari affreschi, quella in via del Pozzo era motivata da esigenze strategiche di difesa, per via della posizione panoramica e della cinta muraria.

Le tre chiese del paese, la parrocchiale di S. Vigilio, l’oratorio di S. Rocco e il Santuario della SS. Croce, risalgono o sono state rimodernate nel ‘700, e di questo periodo conservano al proprio interno preziose tele, affreschi e stucchi. Ma le ultime due presentano un nucleo originario più antico, risalente con tutta probabilità all’età rinascimentale, di cui permangono testimonianze di arte figurativa.

La Chiesa di S. Vigilio, posta su un dosso, cattura subito lo sguardo di chi sale da Brozzo verso la valle di Lodrino. La sua costruzione inizia nel 1752 e termina, dopo ben 42 anni, nel 1794. L’importante facciata è ornata dalle statue dei Santi Vigilio e Rocco. L’interno contiene pregevoli affreschi del veronese Giorgio Anselmi e dipinti di Giuseppe Nuvolone, di Pietro Ricchi e Domenico Voltolini. Tra i capolavori figura inoltre l’organo, opera di Diego Porro e compagni. La chiesa subisce importanti restauri nel 1909-1910; nel 1922 è invece il campanile ad essere consolidato ed elevato per contenere così il grande castello di ghisa con il concerto di cinque campane. L’ultimo restauro degli anni ’90 ha valorizzato pittoricamente ed esteticamente l’interno che ritorna così alla sua originale luminosità.

L'Oratorio di S. Rocco (fraz. Invico), posto al centro della frazione, che attrae l’attenzione dopo il nostro ingresso. Adiacente ad esso sorgeva la primitiva cappella dedicata a S. Sebastiano martire che era parte integrante di un antico fabbricato residenziale. La nuova chiesa dedicata a S. Rocco è di chiara impostazione settecentesca e viene edificata dal generoso popolo di Invico in poco tempo ( 1731-1736 ). L’interno, scandito in spazi regolari ed il presbiterio con il trittico, opera di Domenico Voltolini, suggerisce una sua lontana origine gotica. Il pulpito e l’organo, realizzati con un elegante lavoro di intarsio, sono le più notevoli opere d’arte offerte dal santuario e sono attribuite alla scuola dei famosi intagliatori di Levrange "Boscai".

Il Santello di S. Croce posto sul monte Feifo di fronte al paese è particolarmente caro ai Lodrinesi anche per la presenza d’una maestosa croce in legno del 1500. Le origini della primitiva cappellina si rifanno alle tradizioni secolari d’incerta origine, spesso avvolte dalla leggenda. Ma la devozione della popolazione locale e dei paesi confinanti è così radicata che le autorità locali chiedono di erigere il nuovo Santuario che viene completato verso il 1738. Ancora oggi, per antico voto, il 14 settembre i fedeli lo raggiungono in processione ed il parroco vi celebra la messa. Negli anni ’70, all’edificio viene aggiunto un campaniletto e, lungo la strada che porta alla chiesetta, sono collocate le 14 stazioni della Via Crucis. Il Santuario è facilmente raggiungibile dalla località Cucca per mezzo di una comoda stradina ben segnalata.

Lo sviluppo economico e nuove esigenze turistiche non hanno favorito lo sviluppo di tale attività a Lodrino. Le strutture del paese sono minime, le presenze degli ospiti si limitano per lo più ad una breve permanenza estiva o invernale nelle seconde case della località Pineta. La dolcezza del clima e la relativa vicinanza alla città, stanno attirando un discreto afflusso di escursionisti che sui sentieri riattivati dai cacciatori o da gruppi locali, possono effettuare tranquille passeggiate e trascorrere una giornata in mezzo al verde e all’aria pulita. Ritornando sul fondovalle è possibile affrontare un percorso turistico-culturale che inizia a Tavernole S/M e ci porta poi nell’antica zona mineraria dell’alta Valtrompia.



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