domenica 9 agosto 2015

MAGASA



Magasa è un comune della provincia di Brescia.

Magasa appartiene alla diocesi di Brescia dal 6 agosto 1964 quando, tramite bolla apostolica, venne disposta la modifica dei confini dell'arcidiocesi di Trento e delle diocesi di Bressanone, Belluno, Brescia e Vicenza.

L'origine del toponimo è incerta e deriverebbe, secondo alcuni, dal termine celtico "mago" che significa "mercato" o "campo", indicando così un villaggio circondato da campi mentre per altri dall'unione di "mag" e Gasa, l'antico nome del monte Tombea o chi lo fa dipendere da un elemento antroponimico se si accosta al gentilizio barbarico "Magazzo", nella dizione locale "Màgas", quindi a significare il nome dell'antico proprietario del luogo ossia "territorio di Magazzo".

Anche secondo la linguista Carla Marcato alla base del nome potrebbero esserci il gallico "mago" più il suffisso collettivo "eto" da cui et-io, oppure il tema "mageto" che significa "potente", da "mag" che significa "grande", e il nome personale derivato da Magetiu e Mogetius, e meno verosimilmente da "magu"-"mago" che significa "servente, garzone" da cui il nome o nomi personali Magus, Magusius e Magutus. Sempre per la Marcato si può pure prendere in considerazione una formazione in -atia o in -asia dalla radice "mac" che significa "nutrire".

Ultima ipotesi è riferita al termine gallico "maegi" che indica i terrapieni con muretti sui quali venivano costruite le baite che Giulio Cesare nel suo De bello gallico trascrisse in "magus" o da "maegh", toponimo sempre gallico, che significa villaggio campestre con molti ciottoli o terrapieno recintato per le capanne e il bestiame o, infine, dal termine "maag" che individuava un covolo, un'arca naturale.

Il toponimo di Magasa è accertato per la prima volta il 23 luglio 1356 quando un certo Bonato di "Magasa" presenzia in Castel Romano a Pieve di Bono come testimone in una sentenza del nobile Pietrozoto Lodron.

Le sue origini sono antichissime, e per alcuni, risalirebbero ad un insediamento di popolazioni celtiche.

Abitata dagli Stoni, dai Galli Cenomani, fu dominio romano e longobardo. Quest’ultimi, sembra abbiano lasciato traccia della loro presenza, nella costruzione dell’intelaiatura delle travi che compongono i tetti dei fienili con copertura in paglia di frumento, ancor oggi sono visibili nella ricostruzione originaria sull’altipiano di Cima Rest.

Dal 1200 al 1807, Magasa come tutti gli altri sei paesi della Valvestino, fu feudo dei Conti di Lodrone e territorio del Principato vescovile dì Trento.

Il congresso di Vienna del 1815 riconfermò la giurisdizione di queste comunità all’Impero Asburgico e alla città di Trento.

Terra di confine dal 1426 al 1797 con la Repubblica di Venezia e con il Regno d’Italia fino al 1918, fu per secoli percorso obbligato per quegli eserciti che, intenzionati a evitare I ‘agguerritissima Rocca d’Anfo, scendevano dal nord Italia verso la pianura Padana, o viceversa vi salivano. Numerosi furono i passaggi e le occupazioni militari; 25 maggio 1513, Scipioni Ugoni di Salò, condottiero di milizie rivierasche, aiutato dai gargnanesi, invase la Valle e saccheggiò e incendiò la terra di Magasa per vendicarsi delle scorrerie fatte sulla Riviera dai bellicosi Conti di Lodrone e per l’aiuto da essi prestato all’esercito tedesco; gennaio 1516, Magasa è nuovamente messa a "ferro e fuoco" per ordine del provveditore veneto di Salò Zaccaria Contarini; novembre 1526, Giorgio Frundsberg, proveniente dalla Germania ed alla guida di diecimila terribili lanzichenecchi, transita per la Valle diretto alla conquista di Roma; 1600, il bandito Giovanni Beatrici detto Zanzanù, braccato dai soldati veneti si rifugia nella vallata del Droanello; 1796, soldati napoleonici requisiscono animali e cibarie; 1800, soldati austriaci e garibaldini si alternano nelle occupazioni; infine, nel 1915, soldati italiani liberano Magasa e la Valle di Vestìno da oltre un secolo di amministrazione austriaca.

Magasa si staccò dalla provincia di Trento nel 1934 diventando frazione di Turano. Ritornò comune nel 1947, ristabilendo così l’antica autonomia amministrativa, infatti i suoi statuti rinnovati risalgono addirittura al 1° ottobre del 1589. Per quanto riguarda la Corte d’Appello Magasa fa capo tuttora al capoluogo trentino.
Insieme a numerosi altri comuni in situazioni simili ha richiesto in seguito di essere nuovamente annesso alla provincia di Trento. Nel 2005 il comune ha aderito all'"Associazione dei comuni confinanti" e dal 2007 i due comuni di Valvestino e di Magasa, con l'appoggio di comitati spontanei di cittadini, si sono attivati per l'indizione di un referendum.

Nel comune di Valvestino, il 21 e 22 settembre 2008, contemporaneamente al comune di Magasa si è tenuto il referendum per chiedere alla popolazione di far parte integrante della regione Trentino-Alto Adige sotto la provincia di Trento. Il risultato è stato positivo nonostante l'elevato quorum richiesto dal referendum (maggioranza degli aventi diritto al voto).

Il 7 ottobre 2009 il senatore Claudio Molinari, del Partito Democratico, ha presentato un disegno di legge per il ritorno del Comune di Valvestino e Magasa nella Regione Trentino-Alto Adige.

Il 18 maggio 2010 il Consiglio regionale Trentino-Alto Adige approvava quasi all'unanimità dei votanti una mozione per l'aggregazione alla Regione dei comuni di Magasa, Valvestino e Pedemonte attivando la Giunta per "sollecitare nelle sedi competenti, il tempestivo e positivo esame dei Disegni di legge costituzionale" depositati in Parlamento a Roma e il 14 aprile del 2015 il Consiglio regionale della Lombardia deliberava allo stesso modo approvando la mozione che esprimeva parere favorevole al passaggio al Trentino dei due comuni.

Dal punto di vista ecclesiastico Magasa, fino al 1785, è stata alle dipendenze della Pieve di Tignale. La Chiesa parrocchiale, intitolata a sant’Antomo abate, è stata costruita intorno al 1740, probabilmente sull’area di una preesistente chiesa longobarda. Il campanile è di epoca di poco successiva. Oltre ad alcuni dipinti di pregio va segnalato il pavimento di pietra ammonitica rossa e gialla ricavata dalle cave di Marmer sul monte Denervo.
L'altare maggiore ha una pregevole pala dedicata all'"Incoronazione della Vergine con San Giovanni Battista, Sant'Antonio abate e San Lorenzo" ed è opera del pittore bresciano Francesco Savanni che la eseguì nel 1763 per incarico dell'abate magasino don Giovanni Maria Zeni. Un'altra pala presenta la "Madonna del Rosario" e fu dipinta dal pittore veronese Bartolomeo Zeni di Bardolino. Altro dipinto è quello raffigurante la "Madonna delle Grazie" che fu donata alla comunità di Magasa dal conte Carlo Ferdinando Lodron che, nel 1714, la fece dipingere a Roma copiando da un quadro di San Luca. La cantoria dell'altare maggiore è in legno intagliato, dorato e dipinto. L'autore intagliatore è valsabbino, seconda metà del XVIII secolo ed è attribuita ai Boscaì da Panteghini. L'organo ha diciassette registri, è di autore ignoto, fu comperato circa un secolo fa dalla chiesa di S. Martino di Gargnano.

La chiesetta alpina di Cima Rest consacrata alla Madonna della Neve, patrona della Val Vestino. È stata inaugurata il 7 agosto del 1982 e si festeggia la prima domenica di agosto.

Caratteristica principale di Magasa sono i fienili in pietra con tetto a struttura lignea, aguzzo e con falde molto acclivi, ricoperto con fasci sovrapposti di steli di frumento coltivato in altura (la paglia del grano coltivato in pianura marcisce). Queste tipiche architetture rurali sono ancor oggi visibili sugli altipiani di Cima Rest e di Denai. I fienili sono i tipici edifici rustici dei contadini valvestinesi. Sono utilizzati al primo piano come ricovero degli animali, per la lavorazione del formaggio e la relativa momentanea conservazione, al secondo piano come deposito del foraggio.

Secondo alcuni ricercatori questo metodo costruttivo è molto antico: per il prof. Brogiolo, noto archeologo, esso può essere fatto risalire alla dominazione romana, mentre per il prof.Alwin Seifert, architetto tedesco, fu introdotto dai Goti o dai Longobardi. Fatta eccezione per alcune vaghe rassomiglianze riscontrate negli anni sessanta del secolo scorso nel nord Italia e in Ungheria, non si ha notizia di costruzioni uguali o simili nelle Alpi.

L'osservatorio astronomico è situato in località Corva a Cima Rest ad una altezza di circa 1300 metri. Fu edificato verso l'anno 2000 su iniziativa dell'Associazione Astrofili di Salò e del Comune di Magasa che mise a disposizione i primi fondi e il terreno.

Il Museo etnografico della Valvestino è situato a Cima Rest di Magasa nella provincia di Brescia e raccoglie attrezzi agricoli, utensili, arredi legati alla vita contadina.

Il Museo etnografico della civiltà contadina di proprietà del Comune di Magasa fu istituito nel 2000 ed è allestito nell'antico fienile del defunto Americo Stefani, un contadino allevatore di bestiame nativo di Magasa.

È strutturato su due piani: primo piano stalla per il ricovero del bestiame bovino e cucina, secondo piano magazzino adibito a deposito del foraggio.

Conserva al suo interno in un'ordinata, semplice ma esaustiva esposizione vetusti attrezzi di lavoro agricoli, adoperati fino a pochi decenni fa nei campi e nei prati di Magasa e Cadria. Così ingegnose slitte per il trasporto del fieno, falci fienaie, strumenti caseari e per la lavorazione del legno, testimoniano la vita dura e operosa di molte generazioni di agricoltori e boscaioli.

Il mulino ad acqua  del Somalàf si trova nei pressi del corso del torrente Magasino in località Somalàf posto al di sotto dell'abitato di Magasa. Oggi è stato trasformato in una abitazione rustica, ma in passato funzionò al servizio della Comunità per la macina del frumento che veniva coltivato nella campagna circostante il paese. Il movimento della ruota in legno era generato la forza dell'acqua del ruscello denominato "Acqua delle Febbre". Ultimo mugnaio è stato Angelo Mazza Scarpèt che poi, verso il 1970, vendette l'edificio ad un acquirente della Riviera gardesana. Nei pressi del mulino a poche centinaia di metri si trova la marmitta dei giganti chiamata localmente "calderöla" formata dallo scorrimento erosivo del torrente Magasino. A causa dell'erosione del terreno circostante, non è più possibile avvicinarsi alla marmitta.

Il Monumento ai caduti, situato in via Garibaldi, poco sopra piazza Valle, è costituito da un sacello con all'interno due lapidi marmoree che recano scolpite i nomi dei caduti di Magasa e Cadria della Grande guerra, combattuta nelle file dell'esercito austro-ungarico, e quelli della seconda guerra mondiale. Fu inaugurato nel 1966 e in quegli anni il frontale recava la scritta "Ai caduti" e il tetto era sormontato da una statua bronzea raffigurante una copia della Vittoria alata di Brescia. La facciata è formata da due archi congiunti che simboleggiano l'incontro nella steppa durante la ritirata della campagna di Russia, avvenuta nel gennaio 1943, dei Battaglioni alpini "Vestone" e "Valchiese" della Divisione alpina "Tridentina" che contribuirono allo sfondamento delle linee russe nella Battaglia di Nikolaevka.

Cadria è l’unica frazione del comune di Magasa è posta su un cocuzzolo che domina la vallata del Droanello. Qui sorge la graziosa chiesetta dedicata a san Lorenzo, di origini antichissime e ricostruita nel 1547. Nel 1700, Cadria risultava "feudo diretto" della nobile famiglia Lodrone, nel 1972, dopo circa duemila anni di cristianesimo, vi giungeva in visita, per la prima volta, un vescovo, mons. Luigi Monstabilini della curia di Brescia.

L'origine del toponimo è incerta e secondo alcuni ricercatori deriverebbe dal celtico "cader" che significa monte, col significato quindi di un villaggio costruito su un monte o pianoro, mentre per altri dal greco "catà e oros", che significa ai piedi del monte o dal latino "cado" che indica la parte dove tramonta il sole o "quadrivium" (quadrivio) e infine, ultima ipotesi, lo fa derivare dal basso latino "cadrus" che sta a indicare la misura del terreno o l'angolo.

Poco al di sotto dell'abitato, su un pendio, sorge la piccola ma graziosa chiesetta dedicata a San Lorenzo. È documentata per la prima volta nell'aprile del 1537 nella relazione dei due delegati vescovili della diocesi di Trento, dai quali peraltro non fu mai visitata, il canonico Alberto degli Alberti d'Enno e il pievano Giorgio Akerle da Borgo Valsugana, uomini di specchiata virtù, inviati in visita pastorale nella diocesi di Trento dal cardinale Bernardo Clesio, come cappella dipendente dalla chiesa di san Giovanni Battista di Turano.

Sarà ispezionata unicamente nel luglio del 1750 da un sacerdote delegato dal coadiutore del principe vescovo di Trento, Leopoldo Ernesto dei Conti di Castel Firmiano, il quale accertava con puntigliosa solerzia che ogni 10 agosto e il primo venerdì di maggio, per uso antico, si faceva una processione religiosa da Magasa a Cadria; nel Comune non si vedeva un vescovo da 97 anni, da 56 anni non s'impartiva la Cresima e nella borgata vi abitavano trenta famiglie, altre quattro nei fienili in località Provaglio e sette al Fornello.

Secondo alcuni il tempietto fu edificato dai Longobardi, restaurato e dipinto nel 1547; questo lo si deduce dalla scritta posta sopra l'affresco presente sulla facciata e raffigurante il santo patrono, il quale è pure festeggiato il 10 agosto. In questo giorno, dal 1588 per volontà dell'Amministrazione Comunale e della disinteressata disponibilità di due incaricati, si perpetua ininterrottamente, secondo quanto stabilito dal Pio “Legato Pane e Vino”, la tradizionale donazione ad ogni partecipante alla messa di un pane e un quinto di vino. Giornate storiche furono pure quelle del 10 agosto 2003 e 2004 quando giunse in visita di cortesia il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione “De propaganda Fide” per l'evangelizzazione dei popoli.

Le origini della frazione sono antichissime e risalirebbero ad un insediamento di popolazioni celtiche: Stoni o Galli Cenomani. Nella parlata locale gli abitanti vengono chiamati “caderge” e il loro soprannome (scotöm) è quello di “patate”. Il primo documento in cui compare il nome del borgo risale a venerdì 7 marzo 1186 e consiste nella Bolla di papa Urbano III spedita dalla Diocesi di Verona all'arciprete Martino di Tremosine, nunzio ed amministratore di un certo Domenico, arciprete della chiesa S. Maria di Tignale, nella quale si confermavano gli antichi diritti di quella chiesa entro la sua giurisdizione che comprendeva anche la Val Vestino.

Tra le varie disposizioni era previsto che Cadria, unitamente al villaggio di Bollone, doveva contribuire al pagamento della “seconda decima” con un determinato quantitativo in denaro, prodotti agricoli e capi di bestiame. Una copia autenticata su pergamena di questo documento è tuttora premurosamente conservata presso l'Archivio Parrocchiale di Turano e, in assoluto, si può considerare il manoscritto più antico presente negli archivi della Valle.

A partire dal 1200 è accertato che la famiglia dei Conti Lodron esercitava indiscutibilmente presso le comunità Valvestinesi i suoi diritti derivanti dall'autorità giurisdizionale concessa dal principe vescovo di Trento, ma è dal 1300 che apprendiamo dal testo di un'investitura feudale dell'esistenza del feudo di Cadria. Il 14 marzo del 1346 in Castel Telvana a Borgo Valsugana, Margherita di Tirolo-Gorizia detta Maultasch e il marito Ludovico V di Baviera o Brandeburgo, investirono Raimondo Lodron con i feudi in Val Vestino di Bollone, Cadria e Droane. Tale investitura sarà riconfermata diciassette anni più tardi.

Il 13 settembre del 1363 a Trento nel Castello del Buonconsiglio, Albrigino, figlio del defunto Pietrozoto di Lodrone, erede per la metà, e Pietrozoto, figlio del defunto Parisino del suddetto Pietrozoto, erede per l'altra metà, dichiaravano di avere in feudo da Rodolfo IV d'Asburgo, come i loro progenitori, la Val Vestino e i villaggi di Bollone, Cadria e Droane. Una prima investitura del feudo di Cadria del conti Lodron alla comunità di Magasa risale al 2 marzo del 1513.

Con il progressivo ma inarrestabile spopolamento, l’economia di Magasa è in forte crisi, pur tuttavia, l’allevamento del bestiame ricopre ancora un’importanza considerevole nella vita dei suoi abitanti. L’abbondanza di pascoli e lo sfruttamento nei mesi estivi delle malghe della Casina, Corva,, Bait e della più rinomata Tombea, permettono una buona produzione di formaggio e burro, venduto per la maggior parte in loco o durante la "Festa del formaggio" che solitamente si tiene la seconda domenica di settembre.

La Festa del Formaggio fu istituita dal Comune di Magasa nel 1979 con lo scopo di promuovere la produzione e la vendita del formaggio d'alpeggio, il rinomato "Tombea". La festa si tiene la seconda domenica del mese di settembre, in concomitanza con la fine della stagione dell'alpeggio, sull'altipiano di Cima Rest.

Festa alpina si tiene la prima domenica di agosto: a Cima Rest per la messa presso la chiesetta alpina, a Magasa presso la Sede in località Pià per il convivio fra iscritti alla sezione e ospiti.

Festa patronale di San Lorenzo si tiene a Cadria il 10 agosto: messa, distribuzione, secondo l'antico Legato Pio, di un quarto di vino e un pane a tutti i presenti e pranzo in piazza.

I Tridui sono una festa religiosa consistente in tre giorni del mese di gennaio dedicati alla celebrazione dei morti della comunità. Secondo lo storico bresciano mons. Paolo Guerrini, le origini di questa tradizionale commemorazione nella provincia di Brescia risalgono al 1727, quando i frati francescani Osservanti del convento di San Giuseppe di Brescia celebrarono tre giorni a suffragio delle vittime della guerra di successione spagnola che furono numerose nelle battaglie di Chiari (1701) e di Calcinato (1706). A Magasa i Tridui furono introdotti, in un anno imprecisato collocabile tra il 1744 e il 1755, dal sacerdote magasino don Giovanni Bertola (1722-1794) che fu per circa vent'anni parroco di Capriano del Colle e dal noto professor Pietro Angelo Stefani direttore del seminario Lodron di Salò. Oggi, i Tridui, con l'apparato di candele detto "Macchina" si celebrano nel bresciano solamente a Vesio di Tremosine, Borno, Castenedolo, Gussago, Lonato, Mura, Ome, Tavernole sul Mella, Rodengo-Saiano e Borgo Poncarale.

Il canto della Stella è un'antica tradizione tipica non solo di Magasa ma anche di molte zone dell'Italia settentrionale e, più generalmente, dell'arco alpino. La sera del 5 gennaio, nel giorno della festa dell'Epifania, dopo la santa messa, un coro di paesani, una ventina di persone circa, preceduto dai raffiguranti i tre re magi e il portatore della stella, un manufatto di legno rivestito di carta raffigurante appunto la stella cometa, si avvia dalla piazzetta antistante la chiesa e attraversando quasi tutte le stradine del centro storico canta le tradizionali canzoni natalizie del luogo annunciando alla popolazione l'arrivo dei re magi alla grotta di Betlemme. Per alcuni tale tradizione sembra risalire alla metà del Cinquecento, nel pieno della Controriforma.
La biblioteca comunale di Magasa è dedicata alla memoria di Giuliano Venturini, vissuto nel corso dell'Ottocento che fu medico, patriota, scrittore e sindaco di Magasa.

Il gruppo ANA di Magasa-Valvestino fu costituito il 21 novembre 1937 dal sottufficiale della Divisione alpina "Julia" Ermenegildo Venturini.

Sciolto, fu ricostituito nel 1950. Nel 1951 fu benedetto il secondo gagliardetto e nel 1966 si inaugurò in piazza Valle il monumento dedicato a tutti i Caduti della prima e seconda guerra mondiale. L'opera migliore, oltre al circolo degli Alpini in località Pià, resta senza dubbio la chiesetta alpina a Cima Rest inaugurata il 1º agosto 1982 e dedicata "A chi sofferse per la Libertà". Questa costruita in granito è l'orgoglio degli alpini di Magasa e del gruppo di Valvestino che contribuirono volontariamente alla sua edificazione.

Nell'agosto del 1993, durante la tradizionale "Festa degli alpini", fu conferito con una solenne cerimonia a Cima Rest il premio nazionale "Fedeltà alla Montagna" all'artigliere da montagna Silvio Tedeschi di Droane del gruppo di Valvestino. Questo premio è la più importante e significativa manifestazione associativa dell'ANA inferiore solamente all'Adunata Nazionale e viene assegnato a quegli ex alpini che vivono e lavorano in montagna con dedizione e fedeltà.



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