venerdì 28 agosto 2015

MUSCOLINE

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Muscoline è un comune adagiato sulle colline dell’anfiteatro morenico del Garda. Si compone di numerose frazioni: Chiesa (capoluogo) Longavina, Burago, Castrezzone, Cabianco, Morsone. San Quirico, Castello, Moniga del Bosco e Terzago, e di alcune località quali Canova. Tese, Singia e Fornasina.

Reperti archeologici indicano che il luogo fu abitato fin dall'epoca preistorica. Vi si succedettero i Liguri, gli Etruschi e i Galli cenomani, che lasciarono - oltre a inequivocabili toponimi, quali Burago e Terzago - testimonianze del culto del dio Mercurio. Un "castrum" romano si trovava sulla strada antica - che staccandosi dalla via Emilia conduceva alla riviera e alla Valle Sabbia - nel luogo oggi chiamato Castrezzone. Aveva possedimenti in zona la famiglia romana dei Noni Arii, una lapide dei quali, dedicata a Mercurio e rinvenuta a Moniga del Bosco, è incastrata nella scala di accesso alla chiesa di San Rocco. Muscoline fu anticamente alle dipendenze della Pieve di Gavardo e vi sorse un oratorio intitolato a Santa Maria Assunta che divenne, in seguito, parrocchia. Un leggendario episodio del 1106, riportato dal Bruni Conter, dà un'idea di quanto fosse forte la tensione campanilistica nei confronti di Gavardo. In quell'occasione gli abitanti di Muscoline volevano cogliere nel sonno i Gavardesi per fare strage di nemici; ma la voce giunse anzitempo a Gavardo e i Muscolinesi caddero in un'imboscata presso Limone: alcuni furono uccisi e una cinquantina catturati per essere impiccati in piazza a Gavardo, su ordine dell'arciprete Guglielmo il quale, per tanta crudeltà, sarebbe stato condotto in catene a Roma dal Papa. Tutto questo è leggenda, ma sono storia i tentativi di pacificazione del vescovo Federico Maggi e l'espugnazione da parte dei guelfi benacensi del maniero in località Limone, posto sul confine tra la riviera e la bresciana tracciato nel 1192 col trattato di Griusbenhunsen. Insieme alla riviera di Salò, nel 1426 Muscoline passò alla Repubblica veneta. Nel 1506 fu costruita la chiesa di San Martino di Castrezzone, staccata dalla pieve di Gavardo con decreto vescovile del 1579. Nel '600-700 furono eretti tre oratori: di San Giuseppe (1693), di Santa Maria delle Grazie a Terzago (1789), di San Carlo Borromeo a Longavina (1794). Nel 1704, durante la guerra di successione spagnola, si accamparono presso Gavardo le truppe imperiali e l'anno successivo vi pose il proprio quartier generale il loro comandante, Eugenio di Savoia. Tutta la zona dovette provvedere al mantenimento dei soldati e, quando le scorte di grano furono esaurite, le campagne furono impietosamente devastate. Nel riordinamento territoriale napoleonico, Muscoline, fu legato amministrativamente a Gavardo. Tra i personaggi di rilievo è ricordato Lorenzo Pavanelli (Brescia 1876-Muscoline 1945) sacerdote, fondatore di una nuova scuola di catechismo e promotore dell'opera diocesana Luzzago.
Il nome deriverebbe da Moscato, il tipo d'uva coltivato nella zona. Una borgata si chiama Longavina (lunga vigna) e lo stemma del paese è un leone rampante con grappolo d'uva.
Nel IX-X secolo, forse a difesa delle invasioni barbariche, sorse il Castello sullo spuntone roccioso della omonima località. Come nella vicina Valtenesi, in esso trovava rifugio la popolazione durante le incursioni delle genti calate dal nord fra cui particolarmente ricordate quelle degli Ungari. Dell'antico castello rimane solamente parte della cerchia muraria a N-O, addossata alla quale sorsero, verso il XV secolo, alcune abitazioni tuttora conservate e la torre, trasformata in campanile.
Per iniziativa dell’Ordine Carmelitano, durante l’ultimo quarto del XV secolo, sorse a S. Quirico la chiesetta dedicata ai santi Quirico e Giulitta, rispettivamente figlio e madre martirizzati ad Àntiochia nel IV secolo, nel ‘700 intitolata alla Madonna del Carmine.
Al suo fianco venne edificato un piccolo monastero, soppresso nel 1656. La chiesetta si segnala per le proporzioni dei sostegni piuttosto alti e ispirate al verticalismo gotico e per il bel portale rinascimentale di gusto veronese. L'interno, a una sola navata scandita da tre arcate a sesto rialzato, presenta bellissimi affreschi della fine del '400 e dei primi ani del '500, tra cui quello firmato da Giovanni da Ulma, con la data 1497. Sono inoltre presenti quattro grandi tele con episodi del trapasso dei S. Francesco e della Vergine Maria, dei quali uno rientra nell’ambito della scuola tardomanierista bresciana del primo ‘600 e gli altri tre in quello della bottega del cremasco Barbelli, verso la metà del secolo. Fra il XV e XVl secolo furono costruite le chiese di S. G. Battista di Cabianco, ove è conservato il “Battesimo di Gesù'", opera di rilievo del bresciano Pietro Marone della fine del ‘500, di S. Pietro di Morsone, ove si ammira una interessante tela di Antonio Gandino con “ La consegna delle chiavi”, della Beata Vergine di Burago con una altra pala gandiniana “Madonna col Bambino e i SS. Giuseppe e Francesco”, di S. Rocco di Moniga del bosco. Il 25 settembre 1579, col decreto del vescovo, fu staccata dalla Pieve di Gavardo la chiesa di S. Martino di Castrezzone, eretta in parrocchia con giuspatronato dei Comizi, costruita nel 1506. Fra il ‘600 ed il ‘700 sorsero ben tre oratori privati, documentati con disegni che si conservano presso l'archivio vescovile di Brescia: nel 1693 quello di S. Giuseppe, di proprietà dei nobili Giuseppe e Giovanni Battista q. Carlo Bruni, nel 1789 quello di S. Maria delle Grazie di Terzago (ora territorio di Calvagese), di proprietà dei signori Pompeo e dei fratelli Nicolini, nel 1794 a Longavina, quello intitolato a S. Carlo Borromeo, di proprietà del nobile Giovanni Battista Conter.
Nel 1720 fu ricostruita la chiesa parrocchiale intitolata a S. Maria Assunta: una costruzione imponente, ad una sola navata, che richiama quella di Gavardo, successivamente ampliata e rifatta nella prima metà dell’Ottocento e poi ancora nel corso del Novecento. In essa sono conservate alcune pale di notevole interesse artistico, come la seicentesca “Assunzione della Madonna” del pittore milanese Giuseppe Nuvolone ed un’altra del pieno Cinquecento, di scuola morettesca.


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