mercoledì 23 settembre 2015

MONTESEGALE



Montesegale è un comune situato nell'alta collina dell'Oltrepò Pavese, nella valle del torrente Ardivestra, affluente della Staffora. La grandissima parte della popolazione risiede nelle numerose frazioni.

Noto fin dall'XI secolo, Monteségale era sotto la signoria del Vescovo di Tortona, e fu sottoposto al dominio pavese nel 1219 da Federico II (pur continuando, sotto Pavia, la signoria vescovile). Montesegale fu infeudato ai Conti Palatini di Lomello, del ramo di Gambarana, ricevendo l'investitura congiuntamente da Pavia e dal Vescovo di Tortona, che manteneva quindi un'alta signoria (analogamente a quanto avveniva nelle vicine località Gravanago e Montepicco (fraz. di Fortunago) e a Rocca Susella). La signoria dei Gambarana durò, salvo qualche breve interruzione, fino alla fine del feudalesimo (1797).

Unito con il Bobbiese al Regno di Sardegna nel 1743, in base al Trattato di Worms, entrò a far parte poi della Provincia di Bobbio. La fine del marchesato ebbe luogo con l'abolizione del feudalesimo nel 1797. Nel 1801 il territorio è annesso alla Francia napoleonica fino al 1814. Nel 1818 passa alla provincia di Voghera e nel 1859 alla provincia di Pavia.

Il comune di Montesegale faceva direttamente parte dell'Oltrepò Pavese, non era una giurisdizione separata come i territori circostanti. Comprendeva anche la parte meridionale dell'attuale comune di Rocca Susella, con le frazioni Susella, San Paolo, Poggio Almanno. Esse furono staccate da Montesegale e unite al comune cui attualmente appartengono nel 1905. Nel XVIII secolo a Montesegale era stato unito il piccolo comune di Castignoli, già sede di un importante castello, parte del feudo di Montesegale.

Edificio del XVI secolo, la chiesa dei santi Cosma e Damiano era infatti già nota nel 1523. Fu successivamente restaurata e ampliata. Tra il 1914 e il 1924 venne eretto il campanile sul lato destro della chiesa, in sostituzione di quello vecchio che era sul lato sinistro che venne abbattuto perché pericolante. La chiesa ,che sorge su una collinetta tra verdi prati, presenta una facciata neoclassica con lesene laterali e portale sormontato da una grande finestra sistemata negli anni trenta. All’interno, nel coro, una tela ad olio del 1925, realizzata da Galloni, raffigura i santi Cosma e Damiano.

La chiesa di Sanguignano è dedicata alla Natività di Maria Vergine, fu sede di un’abbazia laicale dei Conti Gambarana dal 1699. All’interno una tela del XVII secolo raffigura Sant’Antonio, Gesù Bambino e San Rocco è presente anche una statua del XVI secolo raffigurante la Madonna con il Bambino realizzata in legno intagliato e dipinta.

La chiesa di Languzzano è dedicata a Santa Maria Annunziata, già parrocchia dal 1523 e restaurata nel 1961. All’interno c’erano una statua in legno raffigurante San Giovanni Battista del XVII sec. E una tela del XVIII raffigurante San Rocco.

La chiesetta di Zuccarello è piccolissima,costruita in sassi e risale al 1651. Era utilizzata dai monaci benedettini che sostavano a Zuccarello durante il tragitto per arrivare all’Eremo di S. Alberto (in Comune di Val di Nizza).

La chiesetta Madonna delle Nevi fu costruita, nel 1905 dai contadini della Fraz. Bregne in prossimità della Antica Fonte del Borianco; nella prossimità della chiesetta ogni anno si faceva la benedizione del bestiame.

Il castello di Montesegale è posto su un’altura in posizione dominante, dalla quale è ben visibile sia il paese che l’intera Valle Ardivestra. Ha subito diverse ristrutturazioni e oggi è un articolato insieme di edifici di epoche diverse situati all’interno di una cinta fortificata con torri quadrate e mura scarpate con merlatura. Il castello ebbe notevole peso nelle vicende locali, fu quasi sempre dei conti Gamabrana fino alla loro estinzione, anche se nel 1415 i Gambarana insorgono contro i Visconti provocando l’espugnazione del castello da parte del Conte di Carmagnola. Alla fine del secolo scorso viene ceduto ai Belcredi e poi, nel 1918, viene acquistato dalla famiglia Gambarotta. Probabilmente sorto su una torre preesistente dell’XI secolo: la rocchetta e la torre ne rappresentano le parti più antiche. Data la sua posizione strategica di collegamento tra Tortona e Piacenza, il Castello viene dotato di una rocca difensiva eretta tra il 1200 e il 1300: una fortificazione che a quel tempo poteva ospitare 200 cavalieri e 400 fanti. Nel 1415 quando il conte di Carmagnola espugnò il castello e quasi lo rase al suolo, Filippo Maria Visconti fece ricostruire la rocca e, con l’ascesa dei Visconti, torna nelle mani della famiglia Gambarana. Nel corso del ‘600 fu adattato a residenza signorile, ma già alla fine del ‘700, con l’avvento di Napoleone, perse molto del suo potere. Nell’800 si susseguirono vari proprietari e vennero effettuati diversi restauri. La famiglia Jannuzzelli è l’attuale proprietaria del castello che acquistò nel 1971 restaurandolo e facendone un luogo di manifestazioni culturali. Dal 1985 il castello ospita un museo d’arte contemporanea con opere di Bartolini, Brindisi, Crippa, Gattuso, Schifano e Treccani. Oltre al museo è ospitato un teatro all’aperto, ricavato in un terrapieno, e vi si trova un oratorio dedicato a Sant’Andrea, eretto in uno dei torrioni di difesa che, secondo una leggenda, sarebbe infestato dai fantasmi dei valligiani morti per i soprusi dei conti. Attualmente è residenza privata.

Oggi, all'interno del castello, oltre all'abitazione privata, in tre splendide sale, nel 1975 è stato allestito il Museo di Arte Contemporanea. Il museo fu inaugurato con una mostra di Orfeo Tamburi che venne presentata da Giovanni Testori, Raffaele Degrada e Alberico Sala. L’attività del museo prevede l’organizzazione di diversi eventi durante tutto il periodo dell’anno ed in particolare in estate. Qui vengono inoltre organizzate mostre di artisti contemporanei. Nel corso degli anni sono state esposte opere di importanti artisti tra cui: Ernesto Treccani, Maria Luisa Simone, Roberto Crippa, Paola Grott, Luisa Pagano, Dino Grassi, e poi Francesco Del Drago, Giovanni Frangi, Boris Mardesic, Julian Schnabel e altri ancora. Il museo guarda anche al futuro dell’arte e grazie alla ristrutturazione di immobili sono stati costruiti sei alloggi per giovani promesse: artisti che avranno la possibilità di creare qui le proprie opere.



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