sabato 12 settembre 2015

PONTE NIZZA

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Ponte Nizza è un comune dell'Oltrepò Pavese, nella vallata del torrente Staffora alla confluenza con il Nizza che forma una valle laterale.

Questo paese fa parte del territorio culturalmente omogeneo delle Quattro province (Alessandria, Genova, Pavia, Piacenza), caratterizzato da usi e costumi comuni e da un importante repertorio di musiche e balli molto antichi. Strumento principe di questa zona è il piffero appenninico che accompagnato dalla fisarmonica, e un tempo dalla müsa (cornamusa appenninica), guida le danze e anima le feste.

Il comune di Ponte Nizza è stato costituito nel 1928 (21 giugno) unendo i comuni di Pizzocorno, Trebbiano Nizza, San Ponzo Semola e Cecima, che nel 1956 riottenne l'autonomia. I comuni di Pizzocorno, San Ponzo e Trebbiano nel XIX secolo Pizzocorno (CC G723) apparteneva alle terre del marchesato dei Malaspina, e fu castello principale di uno dei tre rami in cui si divise la linea della famiglia detta dello Spino Fiorito, che era signora della valle Stàffora; tale ramo, detto anche di Olivola da un castello in Lunigiana, fu interrotto nel 1413 con l'assassinio di tutti i suoi componenti avvenuto a Olivola. I Malaspina peraltro, già nel 1158, avevano ceduto la signoria su Pizzocorno agli abati di Sant'Alberto di Butrio. Dopo l'estinzione dei Malaspina di Olivola e Pizzocorno non fu possibile agli abati mantenere la signoria, di cui i duchi di Milano disposero come di un qualunque feudo camerale: in effetti Pizzocorno non fu, come tutte le terre circostanti, una giurisdizione separata dotata di ampia autonomia, ma il più meridionale dei normali comuni dell'Oltrepò. Dopo varie brevi infeudazioni fu riacquistato dai Malaspina del ramo di Godiasco, che lo tennero sino all'abolizione del feudalesimo nel 1797. 
Trebbiano appartenne al marchesato dei Malaspina fin dalla sua costituzione (diploma imperiale del 1164), e nelle suddivisioni ereditarie rimase ai Malaspina della linea di Oramala e Godiasco. Per motivi non chiari risulta che almeno nel XVII secolo non apparteneva alla giurisdizione di Godiasco, ma costituiva una piccola giurisdizione a sé stante. Si chiamava allora Valle Trebbiana, poi Trebbiano e dal 1863 Trebbiano Nizza. 
San Ponzo fu donato dai re Ugo e Lotario al vescovo di Pavia nel 943, insieme alla vicina Cecima; e di Cecima condivise poi sempre le sorti. Fu sede di un'importante pieve della diocesi di Tortona, da cui dipendevano molti paesi vicini. Con Cecima nel 1164 passò sotto il dominio pavese, costituendo una sorta di exclave in mezzo alle terre dei Malaspina, da cui si mantenne sempre indipendente, rimanendo sotto la signoria del vescovo di Pavia, da cui fu nel XVI secolo subinfeudato agli Sforza di Santa Fiora, feudatari di Varzi. Nell'ambito del Principato di Pavia, costituiva con Cecima una giurisdizione separata. Nel 1863 prese il nome di San Ponzo Semola. Nella parte dell'ex comune di San Ponzo situata alla destra della Staffora si è sviluppato l'attuale capoluogo comunale, Ponte Nizza. 
Da Ponte Nizza transitava la via del sale lombarda, percorsa da colonne di muli che percorrendo il fondo valle raggiungevano Genova attraverso il passo del Giovà e il monte Antola.

Da Ponte Nizza transitava la via del sale lombarda, percorsa da colonne di muli che percorrendo il fondo valle raggiungevano Genova attraverso il passo del Giovà e il monte Antola.

Nel territorio comunale si trova il famoso Eremo di Sant'Alberto di Butrio.
Nella frazione San Ponzo Semola sono situate le "Grotte di San Ponzo".
A poca distanza dall'Eremo di S. Alberto di Butrio si trova la località Carmelo con case in sasso, testimonianza dell'antica civiltà contadina dell'Oltrepò Pavese.

L'Abbazia fu fondata nell'XI secolo dal monaco eremita Alberto sui ruderi di una fortificazione romana. In origine era una chiesa dedicata alla Vergine, ma la raccolta di altri fedeli portò alla fondazione dell'Abbazia, che oggi è costituita da quattro edifici sacri addossati e comunicanti.
L'Abbazia di Sant'Alberto fu anche meta di personaggi illustri: sembra vi abbia sostato il Barbarossa e che vi sia stato sepolto il sovrano inglese Edoardo II.
Nel sec. XVI papa Leone X aggregò il monastero a quello pavese di San Bartolomeo in Strada. Seguì una perdita d'importanza dell'Abbazia ma nel 1921 il centro tornò operativo grazie a Don Orione e in questo secolo ha avuto nel tra le sue figure di spicco l'eremita cieco Frate Ave Maria.

L’eremo raggiunse il suo massimo splendore nei secoli XIII e XIV, abbellito da affreschi e da pregiati quadri. L’abbazia è costituita da tre piccole chiese intercomunicanti tra loro: Santa Maria (XI secolo), S. Alberto e S. Antonio.Pozzo 
La tradizione vuole che lo stesso Federico Barbarossa nel 1167 avesse soggiornato per alcuni giorni a S. Alberto, dimorando nella piccola torretta trapezoidale, dalla quale si dominava tutto il paesaggio sottostante, torretta della quale rimangono ora solo pochi resti.
Dal 10 gennaio 1921, dopo un periodo di relativa decadenza dell’eremo, la parrocchia di S. Alberto fu assegnata alla Congregazione di don Orione, che porterà a una completa rinascita e a nuovo sviluppo l’abbazia,disponendo anche restauri alle strutture e alle opere d’arte custodite.

Ponte Nizza, circondata da campi coltivati a erba, granturco e frutteti, è un paese moderno come lo testimoniano le abitazioni, villette moderne e condomini, e la chiesa. La parrocchia è un edificio moderno con murature di cemento armato alternate con mattoni a vista e ampie vetrate decorate con disegni allegorici.
San Ponzo, frazione di Ponte Nizza, ha conservato negli anni il suo fascino e l’isolamento. In età romana S. Ponzo fu meta di rifugiati cristiani tra cui il Santo, soldato della legione Tebea, che prese dimora in una grotta e convertì molte persone. Le spoglie di Tebea, in seguito chiamato San Ponzo, sono, dal 1903, custoditi nella chiesa del paese. La chiesa presenta una facciata in stile romanico ed un campanile a base quadrata. La parte originale dell’antico edificio potrebbe essere il presbiterio. In origine la cappella del battistero era ubicata esternamente rispetto alla chiesa e vi si accedeva attraverso una entrata separata, ancora oggi ben visibile. La chiesa fu restaurata nel 1435 e in quella occasione si persero   gran parte delle strutture originarie.

Trebbiano è una frazione di Ponte Nizza che perse il suo isolamento quando furono collegate le valli Nizza ed Ardivestra. Circondati da campi e frutteti sono dislocati piccoli gruppi di case.

La vegetazione della Valle Staffora è molto varia. Comprende in prevalenza formazioni di tipo boschivo, tra cui spiccano i castagneti ma anche altre formazioni vegetali, come i prati di vetta e le vegetazioni di roccia e di zone umide. Ciascuna di esse possiede le sue caratteristiche e può dare utili indicazioni sugli ambienti.
La vegetazione considerata spazia fra le quote dei quattrocento e quelle degli oltre millesettecento metri variando numerose volte in base alle fasce altitudinali.
Intorno ai quattrocento metri si trovano gli ultimi campi coltivati che lasciano poi spazio ai boschi di querce, ontani, carpini, frassini. Fra i seicento ed i novecento metri compaiono estesi boschi di castagni, ormai in stato di abbandono.
Dagli ottocento ai mille metri si incontrano boschi di faggio sui versanti nord. Intorno ai milleduecento sino ai millequattrocento metri si trovano i boschi di abete rosso, misti a pino nero e larice che sono stati usati in anni passati come rimboschimento per fronteggiare il dissesto idrogeologico. Oltre i millequattrocento metri si trovano prati di vetta, con macchie di lamponi e mirtilli.

La fauna in Valle Staffora è tipicamente appenninica e risente fortemente della presenza dell’uomo che ne ha limitato sia il numero di specie, che di individui.
In Valle Staffora e nelle valli circostanti sono presenti i seguenti animali: Lo scoiattolo, la donnola, il toporagno, il tasso, la faina, la lepre, la volpe, il cinghiale in forte espansione. Il capriolo, pur non facendo parte della fauna della valle è arrivato dalla Val Trebbia dove è stato introdotto di recente.
Per quanto riguarda gli uccelli si segnala la presenza di rapaci, indice di salute della Valle.
La poiana è presente sul massiccio del monte Lesina e Chiappo. Fra i falchi, il gheppio è il più comune. Tra i rapaci notturni vi sono: la civetta, il gufo, il barbagianni. Nei boschi: il fringuello, la ghiandaia, il picchio, il pettirosso, il cuculo, lo scricciolo. I rettili sono rappresentati da ramarri, lucertole, bisce d’acqua. Negli ambienti umidi vi sono gli anfibi come rospi, rane, salamandre.

Tutta la valle Staffora è ricca di boschi di castagne, i luoghi nei quali è possibile trovare le castagne. 

Fin dalla preistoria l'uomo ha cercato di sopravvivere dalle carestie conservando il cibo, soprattutto la carne degli animali cacciati, con l'unico metodo possibile: l'essicazione. 
La scoperta del fuoco apportò nuove tecniche quale l'affumicatura e la cottura.
Per quanto riguarda la conservazione della frutta e la verdura, essa avveniva attraverso la sua essicazione al sole.
Ben presto la conservazione in salamoia e quella sottoaceto prese piede e soltanto dopo millenni si giunse alla conservazione con lo zucchero. 
La conservazione in vaso fatta in casa è una pratica che ha solo due secoli di vita e fu per primo il francese Appert nel 1795 a scoprire il metodo per conservare i cibi in barattoli di metallo o bottiglie di vetro ermeticamente sigillati impedendo in questo modo la fermentazione e di conseguenza la decomposizione delle sostanze  organiche.








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