martedì 12 gennaio 2016

VALMALENCO

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La Valmalenco è una valle laterale della Valtellina, inizia da Sondrio e si dirige a nord verso il Pizzo Bernina ed è lunga nel fondovalle una quindicina di chilometri.

La Valmalenco si incunea nelle Alpi Retiche occidentali; più precisamente divide in due le Alpi del Bernina lasciando ad ovest i Monti della Val Bregaglia e ad est il Gruppo dello Scalino ed il Massiccio del Bernina.

La valle è percorsa dal torrente Mallero che a Sondrio si getta nel fiume Adda. I torrenti che si gettano nel letto del Mallero sono: Ventina, Sissone, Vazzeda, Valbona, Pirola, Lagazzuolo, Nevasco, Forasco, Braciasco, Paluetto, Rovinaio, Sassersa e Giumellini, infine da Valbrutta il Lanterna, alimentato dai torrenti Scerscen, Cormor, Largone, Acquanegra e Pallino. A Torre Santa Maria confluiscono nel Mallero il Torreggio, lo Sfrisigaro, il Valdone e l'Antognasco.

La Valmalenco non fu toccata in modo marcato dai grandi avvenimenti della Storia europea e italiana ma ne partecipò in modo marginale; per lo più ne sentì il riverbero dovuto alla vicinanza con la più movimentata Valtellina. Il fattore più importante che lungo gli anni portò eserciti, religiosi e barbari per la valle fu la presenza del Passo del Muretto, il quale collegava i Grigioni con la Valtellina e da qui verso il bresciano, il lecchese ed il milanese. Per il resto la storia è arricchita dalle catastrofi, per lo più alluvioni del Mallero, dalla peste o dalle lotte religiose che portarono alla caccia alle streghe durante il periodo dell'Inquisizione, dalle rivolte al dominio dei Grigioni ed un giorno dalla scoperta della montagna che regnava sovrastante. Il nome ha origine incerte e in base alle più svariate derivazioni del nome gli studiosi sono giunti a vari significati: "testa stretta dall'acqua" (Mal-en-ga dal celtico) - "fiume del monte" (Mall-anko dal pre-romano) - "dalle molte entrature" (Male'n-co di derivazione oscura) ed infine, forse la più precisa in concordanza alle antiche leggende Val Malenga "per essere intorniata da spaventevoli montagne". Poi col tempo i nomi aumentarono e a quelli già elencato si aggiunsero soprannomi come "La Magnifica" o "la val di bachétt" e "la val di sass" (rispettivamente per le fascine di legna e i sassi commerciati dai suoi abitanti sin dai tempi lontani).
Nel periodo dell'era glaciale (Wurm) si formò il ghiacciaio Malenco che durante la prima fase (Buhl) raggiungeva l'attuale abitato di Torre o Cagnoletti. Durante l'ultima fase glaciale (Daun) il ghiacciaio si era ritirato fino all'attuale Chiareggio e l'Alpe Musella.
La ritirata delle grandi morene permise nelle zone più basse la crescita di vegetazione arborea che attirò specie animali dalla pianura del Po. La Valtellina era infatti una zona estremamente paludosa come è facile intuire dallo scioglimento dei ghiacciai. La presenza di fauna dovrebbe aver spinto l'homo alpinus verso le valli per cacciare. L'origine dell'uomo Malenco dovrebbe proprio essere questa e viene fatta risalire al periodo intorno al 2500-3000 a.C., neolitico-arcaico delle alpi centrali (lo confermano ritrovamenti ed analogie con l'uomo camuno).
Verso il 500 a.C. alcune tribù etrusche si stanziano a Nord del Po, fino ai piedi delle Orobie. Nel 588 a.C. un ondata di Celti li spinge in ritirata verso la Valtellina e la Valmalenco e si presume ad un incontro che abbia portato un maggior grado di civiltà a popolazioni come quella malenca. E' questa l'età del Bronzo (1000-500 a.C.) ed i ritrovamenti (una falce ed una ascia in bronzo presso Arquino) confermano la possibilità di incroci con gli Etruschi.
Dal 222 a.C. gli eserciti romani si mettono in marcia verso le Alpi. Sconfiggono subito i Celti stanziati lungo il Po ma si devono arrendere più volte alle popolazioni montane stanziate ai piedi delle Alpi. Una conquista vera e propria è da attribuire solo all'anno 16 D.c. In un primo tempo la "romanizzazione" investì gran parte della Valcamonica e le prove dell'arrivo dei romani in Val Malenco vi sono solo 100 anni dopo a questa data.

Sin dall'arrivo i romani cominciarono la liquidazione di ogni forma di resistenza nel loro progetto di affermazione radicale della romanità. Tutto sommato il contatto ebbe effetti benefici per le popolazioni malenche: la lingua latina fu accettata e diventò il sistema comune di linguaggio, si assistì ai primi rudimenti di società governata da leggi, venne introdotta la religione del politeismo pagano (culto di Mitra), vennero identificati e nomenclati i monti principali
Nel 252 a capo dei romani nella Rezia toccò a Valeriano prendere il posto del defunto Treboniano. Da quanto tramandatoci Valeriano ebbe molto a considerare la val Malenco, e più precisamente tutta la Valtellina, essendovi ancora oggi a lui dedicata la "via Valeriana" che percorre tutta la valle dall'attuale Nuova Olonio (Fuentes) fino a Bormio (o meglio Ravensburg). Si presume che fu lui l'artefice progettore della via al Passo del Muretto inquanto capì l'importanza che poteva assumere questo tracciato nelle comunicazioni e negli scambi commerciali con il Septimer (attuale Canton Grigioni e val Bregaglia) anche per chi proveniva dalla Val Camonica. Dal septimer i tracciati raggiungevano poi Como (Comum) e Milano (Mediolano). Chiareggio (Claretio) diventò il principale centro della valle e si sviluppò altamente in questo periodo essendo il punto di sosta e riposo lungo la salita al passo, anche presso le attuali Chiesa e Primolo, poste lungo la carovaniera, si videro i primi coaguli di umanità. Inoltre, sempre lungo il percorso, un'importante torre di guardia diede il nome all'attuale Torre di S.Maria (la Torre o il logh).

Il periodo fino al 500 fu generalmente di prosperità per la valle. Dal 500 al 1000 poi, visto l'isolamente che ebbe la valle da Sondrio, cominciarono un pò a scomparire le vestigia romane. Verso il 300 l'ondata cristiana raggiunse la zona retica e si dice che l'evangelizzatore avrebbe insegnato ai malenchi l'arte della pietra ollare. Ai piedi della valle si creò una sorta di fortilizio per incassare i pedaggi a chi si dirigeva verso il Muretto. Si pensa che ciò nacque dal fatto che i rapporti tra i malenchi e gli abitanti di Mossini erano tuttaltro che buoni. A provare questa tesi vi è anche il fatto che venne costruita una nuova strada "la Cavallera" che evitava il passaggio da Mossini appunto. Questi fattori diminuirono d'importanza la carovaniera e col tempo vennero abbandonate anche le torri di guardia. Cominciavano nel frattempo, sulle rovine degli antichi abitati, a formarsi gli abbozzi di quei paesi che sono giunti fino a noi, seppur in seguito a lente trasformazioni.
Dal 1000 al 1300 d.C. alcune invasioni barbariche (Ungari) flagellarono le alpi ma la valmalenco non ne risentì particolarmente (l'unico particolare interessante sono le sembianze asiatiche di alcuni individui in valle, più marcate su vecchie foto). Tra il 1027 e il 1039 Sondrio ("Sutri") venne affidata dall'imperatore d'Italia alla famiglia milanese de' Capitanei. Essi videro di buon occhio l'importanza che poteva assumere la valmalenco negli scambi con i retici e quindi riabilitarono la strada per il Muretto. Controlli attenti vennero affidati alle torri di guardia, poste in serie via via che si saliva in valle, una vecchia carovaniera che passava da Mossini ricongiunse il popolo Malenco con Sondrio. Aspetto molto importante fu la nascita del comune verso il 1100, che accomunò il popolo nella lavorazione della terra i cui frutti "dovevano essere la ricchezza della comunità"; così si incrementò il patrimonio agricolo, demolendo selve per ricavare prati e vigneti, dando inizio con il disboscamento a quell'attività che ha accompagnato la valle fino al nostro secolo (si ricordi il nome Val di bachet). Se la nomenclatura Torre è da ricondurre a quanto detto prima sulle torri di guardia, Chiesa nasce dalla costruzione appunto della Chiesa di S.Giacomo, verso il 1100. Nel 1292 Sudri i de'Capitanei vennero battuti da un'altra famiglia milanese: i Rusconi. La rappresaglia si espanse fino al castelletto de'Capitanei di Caspoggio il quale venne distrutto. Si pensa che il passaggio dei vittoriosi per la carovaniera fece scappare verso l'alto i minacciati abitanti dai vari agglomerati. Questo portò alla nascita di nuove frazioni (Pizzi, Ciappanico, Arcoglio, Mastabia...), favorendo ulteriore utilizzo di prati e un nuovo disboscamento, ma il cui limite di sicurezza era oltrepassato e che anni dopo avrebbe fatto pagare gli errori agli abitanti con alluvioni e frane di enorme portata.

Le lotte tra le due famiglie durarono per alcuni anni, poi i De'Capitanei, seppur battuti, riuscirono a tornare sulle rovine della propria fortezza e si diedero da fare per ristabilire il potere. In questi anni un Consiglio Generale tenuto dai De'Capitanei stabilì per la popolazione la prima suddivisione in strati sociali ed inoltre in Valmalenco si ebbe anche una suddivisione della valle in 6 Quadre, ognuna composta da varie frazioni. I rappresentanti delle varie Quadre formarono il "Consiglio Generale della magnifica Valle di Malenco". Proseguendo negli anni si vide il passaggio del potere dai De'Capitanei a favore dei Rusconi. Quest'ultimi diedero la Valtellina e la Val Malenco ai Visconti, emergente e potentissima famiglia del milanese. I De'Capitanei vennero comunque mantenuti dai Visconti come "governatori", titolo peraltro insignificante. L'aumento delle tasse creò malcontento in valle e si prese ad organizzare una rivolta contro i Visconti che sfociò in battaglia nel 1370. I Visconti si difesero facilmente ma non riuscirono ad entrare in Valmalenco per punirvi gli insorti inquanto venne opposta una dura resistenza ai piedi della valle, che durò per ben 3 anni. L'unico percorso per l'approvvigionamento di cibo fu la carovaniera per il Passo del Muretto. Tutto si risolse nel 1373 con una tregua tra i De'Capitanei (e i rappresentanti malenchi) e i Visconti.

Nel 1400 venne costruita la Chiesa di Torre e fu dedicata a S.Maria. Nel 1404 il Visconti regalò al Vescovo di Coira la Valtellina e le relative convalli, fatto di estrema importanza riguardo le sorti della valle. Comunque solo 70 anni dopo vi fu l'arrivo dei Grigioni. Nel frattempo si assistì ad un buon periodo di prosperità che si concretizzò con l'introduzione di bestiame in valle e con l'utilizzazione di ampie zone prative e di pascoli in aggiunta a quelle di nuova creazione. Per quanto riguarda i governanti vi fu l'estinzione dei De'Capitanei e il potere fu del nuovo Duca di Milano, Francesco Sforza, sempre della famiglia dei Visconti. La tranquillità venne bruscamente interrotta da un alluvione nel 1463 e da continue frane e smottamenti negli anni a venire, soprattutto a causa dei terreni resi fragili, come già detto, dal continuo disboscamento. Ad aggravare la situazione ci pensarono alcuni terremoti che distrussero molte costruzioni (1476-1478) ed una breve pestilenza. Quando i Grigioni nel 1478 entrarono in val Malenco dal Muretto non vi fu la minima resistenza viste le condizioni della popolazione. I Visconti pensarono di offrire la valle di Poschiavo ai Grigioni in annullamento al regalo precedentemente fatto e riuscirono a tenersi la val Malenco.

I Grigioni però tornarono sui propri passi verso il 1512 conquistando Valtellina e Val Malenco, in parte acclamati dalle genti che volevano respingere l'arrivo dei francesi, nemici dei Visconti. Sono da ricordare all'inizio di questo secolo due annate di gelo e pressochè senza piogge che rischiarono di avvicinare pestilenze in valle. Vi fu anche una pioggia di color rosso che portò enorme spavento in valle e alimento leggende e paure. Nel 1517 Martin Lutero, come noto, si ribellò all'autorità cattolica di Roma. I Grigioni ne seguirono subito l'esempio diventando protestanti ma la voglia di cambiare la fede dei montanari malenchi fu un grave errore che alcuni anni più tardi avrebbe decretato la loro fine: secondo i malenchi "Uomini si erano levati contro Dio" e tutto ciò creava ombre di maleficio e superstizioni. Nacquero streghe e immagini di persone indemoniate che finivano sovente al rogo al centro di piazze gremite di persone che accorrevano a guardare "come si uccide il Diavolo".  Alla fine del '500 comunque si calcolarono circa solo 100 eretici su una presunta popolazione totale di 1500 abitanti. Tra il 1538 e il 1541 la natura si accanì di nuovo sulla valle: prima una cometa che creò dentro ai montanari immagini funeste, poi terremoti (1539-1540), alluvioni e frane (1539-1541) ed un periodo di siccità nel 1540.

Nei primi anni del 1600 la contrapposizione religiosa tra malenchi e Grigioni si fece via via sempre più marcata, c'era nella aria un forte timore di congiura. I Grigioni cercarono di contrastare questi tumulti imprigionando e assassinando l'Arciprete cattolico di Sondrio, Nicolò Rusca, artefice di numerose iniziative contro i protestanti. Questo fu però un grosso errore dei Grigioni, alimentando la rivolta malenca, che sfociò nel 1620 con catture di protestanti grigioni che finivano talvolta con liberazioni in Engadina tramite il Muretto e talvolta con torture e uccisioni. Non fu comunque solo la Valmalenco a rivoltarsi, inquanto il fenomeno aveva influenzato tutta la Valtellina. La guerra continuò per alcuni anni in Valtellina, mentre fino al 1629 in Valmalenco ci fu un periodo di relativa tranquillità. I Grigioni riuscirono a imporre un trattato di libertà di culto ma non poterono metterlo in pratica inquanto 28000 uomini tedeschi li attaccarono (per cause che noi tralasciamo). I combattenti che ebbero luogo in Valtellina portarono anche in Valmalenco una pesante forma di pestilenza: le cifre ricordano di circa 1000 morti in Valmalenco (su 2000 abitanti) e di 110.000 morti in Valtellina su una popolazione di 150.000!! Alla fine di questo avvenimento la popolazione accanì la sua rabbia e l'ignoranza su 4 donne che vennero considerate streghe, responsabili dell'avvenimento: vennero portate a morire sul rogo dopo delle torture, con tanti disgraziati che accorrevano al triste spettacolo! L'ultima forma di peste della storia malenca fu del 1636, di breve durata. Dall'anno successivo i Grigioni tornarono al potere e vi restarono per ben 158 anni, non comunque in modo ottuso ma più improntati alla tolleranza. Gli anni successivi passarono tra ricostruzioni di abitati e chiese; il ripopolamento avvenne in modo positivo tanto che nel 1681 si contavano 2600 persone.
I primi anni del 1700 videro le truppe di Napoleone che tentarono di riprendersi le zone ma questi tentativi tramontarono definitivamente dopo il 1814 con la fine della Repubblica Cisalpina, gli austriaci si insediarono al potere, tuttavia non commettendo i precedenti errori dei Grigioni. Nel 1812 un censimento contava in Valmalenco 3099 abitanti. Il primo ufficio postale venne istituito a Torre S.Maria dopo i numerosi tentativi di attività postale non riusciti durante i secoli precedenti. Furono di questi anni le prime costruzioni scolastiche in valle. Una minaccia di alluvione del Mallero nel 1817 fece decidere ai valligiani di cominciare importanti opere di arginatura del fiume. Una prima minaccia del 1829 venne allontanata da queste opere, ma l'impeto di pioggia che si accanì contro la valle nel 1834 spazzò di nuovo case, strade e prati, giungendo sino ai primi abitati di Sondrio, dove vi furono le uniche 2 vittime. Gli austriaci, minacciati dalle idee di unità d'Italia, cercarono di placare gli animi dei malenchi con la costruzione nel 1847-48 della nuova strada carrozzabile, in sostituzione della vecchia carovaniera per il Muretto. Ciò nonostante alcuni anni dopo il tutto risultò non essere sufficiente, l'Unità d'Italia si stava compiendo. Gli abitanti continuavano ad aumentare: dai 4576 del 1853 si arrivò nel 1880 a 5315. Anche la cultura cominciava a fare i suoi passi avanti, tanto che nel 1861 uscì il primo giornale a Sondrio: "la Valtellina". Il 1862 fu l'anno in cui si ebbe la svolta alpinistica in Valmalenco: 4 inglesi giunsero a Torre e poco dopo conquistarono la cima del Monte Disgrazia. Mai la gente avrebbe pensato a quello come ad un fattore positivo per lo sviluppo economico e turistico della valle. Nel 1872 nacque la Sezione Valtellinese del CAI. Nel 1880 venne costruito a 2900 metri di altezza il rifugio Scerscen, due anni dopo cambiò nome e diventò "Marinelli", a ricordo del grande alpinista che spinse per la costruzione dello stesso. Gli ultimi avvenimenti furono una valanga che colpì l'abitato di Spriana e l'apertura di nuovi uffici postali in aggiunta a quello di Torre. L'emigrazioni si fece sentire anche in valle, le mete più seguite furono America, Argentina e Australia. Con l'era industriale si era giunti al XX secolo.

I primi anni del 1800 videro le truppe di Napoleone che tentarono di riprendersi le zone ma questi tentativi tramontarono definitivamente dopo il 1814 con la fine della Repubblica Cisalpina, gli austriaci si insediarono al potere, tuttavia non commettendo i precedenti errori dei Grigioni. Nel 1812 un censimento contava in Valmalenco 3099 abitanti. Il primo ufficio postale venne istituito a Torre S.Maria dopo i numerosi tentativi di attività postale non riusciti durante i secoli precedenti. Furono di questi anni le prime costruzioni scolastiche in valle. Una minaccia di alluvione del Mallero nel 1817 fece decidere ai valligiani di cominciare importanti opere di arginatura del fiume. Una prima minaccia del 1829 venne allontanata da queste opere, ma l'impeto di pioggia che si accanì contro la valle nel 1834 spazzò di nuovo case, strade e prati, giungendo sino ai primi abitati di Sondrio, dove vi furono le uniche 2 vittime. Gli austriaci, minacciati dalle idee di unità d'Italia, cercarono di placare gli animi dei malenchi con la costruzione nel 1847-48 della nuova strada carrozzabile, in sostituzione della vecchia carovaniera per il Muretto. Ciò nonostante alcuni anni dopo il tutto risultò non essere sufficiente, l'Unità d'Italia si stava compiendo. Gli abitanti continuavano ad aumentare: dai 4576 del 1853 si arrivò nel 1880 a 5315. Anche la cultura cominciava a fare i suoi passi avanti, tanto che nel 1861 uscì il primo giornale a Sondrio: "la Valtellina". Il 1862 fu l'anno in cui si ebbe la svolta alpinistica in Valmalenco: 4 inglesi giunsero a Torre e poco dopo conquistarono la cima del Monte Disgrazia. Mai la gente avrebbe pensato a quello come ad un fattore positivo per lo sviluppo economico e turistico della valle. Nel 1872 nacque la Sezione Valtellinese del CAI. Nel 1880 venne costruito a 2900 metri di altezza il rifugio Scerscen, due anni dopo cambiò nome e diventò "Marinelli", a ricordo del grande alpinista che spinse per la costruzione dello stesso. Gli ultimi avvenimenti furono una valanga che colpì l'abitato di Spriana e l'apertura di nuovi uffici postali in aggiunta a quello di Torre. L'emigrazioni si fece sentire anche in valle, le mete più seguite furono America, Argentina e Australia. Con l'era industriale si era giunti al XX secolo.

I primi anni del 1900 si ricordano per lo sviluppo alpinistico che stava via via progredendo, nascevano rifugi alpini, si aprivano alberghi, cominciava a fiorire la figura della Guida. La Marinelli venne ampliata nel 1905, la Marco e Rosa, sul Bernina a 3600 mt. venne eretta nel 1913. Ciò nonostante la popolazione non colse al volo l'importanza economica di questa nuova attività e ciò causò una sorta di immobilismo rispetto ad altre zone. Nel 1911 due catastrofi si abbatterono di nuovo sulla valle: prima una frana verso Ciappanico che travolse 3 giovani, poi una pioggia intensa che portò allo straripamento del Mallero con la distruzione di numerosi ponti. Nel 1914 cominciò la Prima Guerra Mondiale che significò anche per la Valmalenco un dolente punto fermo e sacrificio di vite. Nei paesi si ricordano i periti con monumenti e vie. Un "Cimitero degli Alpini" ricorda 16 alpini travolti da una valanga nel 1916 vicino alla Marinelli. Nel 1919 si potè riprendere a lavorare: venne costruita la strada Chiesa-Chiareggio. Si continuò inoltre negli anni a costruire, ampliare o abbellire le numerose chiese presenti in valle. Nel 1927 un'altra alluvione distrusse ponti sul Mallero e causò altri ingenti danni. Il decennio successivo vide buona prosperità grazie al turismo ma il tutto venne bruscamente arrestato dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale: una generazione andava inevitabilmente a morire. Anche tra chi rimaneva la situazione negli anni della guerra fu molto critica: cibo e legna scarseggiavano, scontri si ripetevano tra partigiani, G.N.R. e "Brigate Nere". Dopo quattro anni, nel maggio del 1945, la situazione tornava alla normalità: le prime truppe inglesi e americane si stabilirono in valle. Da qui in avanti tutto è proceduto sul piano della regolarità e dello sviluppo economico, riprendendo ciò che prima della guerra venne bruscamente fermato. Si costruirono nuovi rifugi e le attuali funivie che sfruttavano gli impianti da sci. L'ultima opera da ricordare in ordine di tempo sono i bacini idroelettrici di Campo Moro e Gera tra il 1955 e il 1965; quindi la strada che porta da Lanzada a Campo Franscia e alle dighe stesse. Gli abitanti nel 1961 erano passati a 7690. Con gli ultimi decenni si è assistito all'abbandono delle terre per lavori più redditizi in città o in paese.



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