venerdì 1 aprile 2016

TREMENICO



Tremenico è un comune della provincia di Lecco.
Alcuni storici sostengono che già al tempo dei Galli e dei Romani esistessero cave di ferro sulle pendici della montagna. Ancora vivi sono sia il dialetto assai caratteristico, sia la consuetudine di sfoggiare nelle feste l'antico costume tradizionale chiamato Stampàde.

La storia del paese e della chiesa di s. Agata datano indietro nel tempo sino all'anno Mille: nel Liber Notitiae Sanctorum Mediolani (codice pergamenaceo di 215 fogli, conservato nella Biblioteca del Capitolo del Duomo di Milano) il milanese Goffredo da Bussero elenca nella diocesi di Milano 26 chiese e oltre 21 altari dedicati a Sant'Agata. Una di queste chiese è quella situata "in loco Cremenego (Tremenico) Plebis de Deruio (Pieve di Dervio)". La storia dell'edificazione di questa chiesa è fitta di interventi di ampliamento e restauro fortemente voluti dai Tremenicesi, specie di quelli emigrati in pianura per lavoro: ad esempio l'altare proviene da Venezia, acquistato e trasportato appositamente dalla Laguna a testimonianza dell'amore di queste persone per la propria terra natale. In modo non dissimile, anche l'organo è giunto a Tremenico attraverso la generosità ed il lavoro dei paesani direttamente dalla Brianza, dalla prestigiosa bottega dei Prestinari di Magenta.

L'organo, compreso della cantoria, arriva nella chiesa di Sant'Agata nel 1853, per volere del parroco don Bellati e grazie ai contributi dei parrocchiani, dell'Arcivescovo, dello stesso Parroco e di Carlo Magno Buzzella.
Lo strumento è interamente meccanico con un grande mantice un tempo azionato manualmente (oggi elettricamente). Ciò che caratterizza questo organo rispetto a quelli modermi è il congegno a pedale che imposta i registri, tecnicamente (definizione ripresa dal sito del Comitato Organo Prestinari Marcallo) Combinazione libera “alla lombarda”: congegno meccanico a pedale che agisce sulle leve dei tiranti di un certo numero di registri, preventivamente selezionati dall'organista, inserendo le file di canne corrispondenti.

Nel 1367 le due chiese di Sant'Agata e San Martino ottengono dalla Curia di Milano di costituirsi in un'unica parrocchia con sede a S. Martino, detto anche Mont'Introzzo.
Nel 1566 l'arcivescovo di Milano Carlo Borromeo si reca a Tremenico in visita pastorale e, sentite le lamentele dei tremenicesi, promette la costituzione della parrocchia di Sant'Agata a Tremenico.
Nel 1575 prende servizio il primo parroco, Viviano Gussalli.
Nel 1582 l'arcivescovo di Milano Carlo Borromeo, in una seconda visita a Tremenico, vista la povertà della parrocchia decide di aumentarne le rendite. L'anno precedente i paesani si erano già impegnati a versare annualmente 300 lire imperiali a favore del loro parroco.
Durante il 1597 Taddeo e Giovanni Paolo Rubini, ricchi mercanti di Tremenico, stanziati a Castello di Sarzana, incaricano la "Compagnia" di Tremenicesi che lavoravano a Domodossola di costruire la parte muraria della cappella del SS. Rosario nella chiesa di Tremenico, alla quale gli stessi Rubini regalarono anche la pala della Vergine e nel 1624 la stessa famiglia Rubini fa costruire l'oratorio di San Carlo in Tremenico.
Nel 1635 "si fanno il choro e le cornici conforme quelli di S.to Guirico di Dervio"
Nel 1642 si rialza di nuovo la chiesa.
Nel 1654 inizia la costruzione del campanile che viene terminata dopo 9 anni.
Originariamente la chiesa era orientata con l'altare a monte e l'ingresso a valle. Nel 1665 si costruisce l'attuale facciata e la Chiesa assume l'aspetto attuale, ruotato con l'ingresso verso la piazza e la fontana Pileu.
Nel 1684 viene costruita la Cappella di Sant'Antonio e messo in opera il suo quadro; nel
1686 viene costruita la Cappella si San Giuseppe; nel 1696 è messo in opera il grande quadro di Sant'Agata di autore ignoto e nel 1784 viene montato l'altare maggiore donato dai Tremenicesi della "Confraternita del SS. Rosario" in Venezia.
Dopo le vittorie napoleoniche nel 1797, la chiesa è costretta a consegnare alla Repubblica Cisalpina alcuni arredi ecclesiastici preziosi (candelabri, ostensori, lampade, la grande Croce portatile).
Il parroco don Bellati nel 1853 fa installare nella chiesa l'organo con la cantoria prodotto dai fratelli Prestinari di Magenta, tuttora funzionante.
Nel 1878 la chiesa viene ampliata in forma di croce latina.
Durante il 1892 viene rifatto l'altare della cappella di Sant'Antonio, vengono sostituite le tre esistenti campane con tre nuove fabbricate dalla fonderia Pruneri di Grosio in Valtellina, il cui concerto fu completato nel 1900, in memoria del Giubileo dell'Anno Santo, con l'aggiunta delle due campane piccole e nel 1894 viene rifatto l'altare della cappella di S. Giuseppe e viene collocata anche la statua del santo.
Nel 1897 viene rifatto l'altare del SS. Crocefisso, anche la facciata viene rifatta interamente ed il pittore Luigi Tagliaferri di Pagnona viene chiamato a realizzare le figure di santi nelle nicchie esterne e gli affreschi nell'interno della Chiesa.
Con il contributo di tutti i parrocchiani, nel 1898 vengono acquistati nuovi banchi.
In esecuzione del Regio Decreto del 23 aprile 1942 che disponeva la consegna delle campane, gli operai della Ditta Ottolina di Seregno ritirano tre delle cinque campane esistenti (una delle quali si rompe nel calarla dal campanile) per un totale di 1530 kg di bronzo, compresi i rottami. L'anno successivo, dopo la firma dell'armistizio dell'8 settembre 1943, si apprende che le campane non sono ancora state fuse e possono essere recuperate. Le due campane intatte tornano al campanile nel 1944, i rottami di quella rotta vengono affidati ai Frati Olivetani di Seregno che li custodiscono finché, nel 1951 non si raggiunge l'accordo con la Ottolina per il loro riutilizzo nella fusione di una nuova campana da 450 kg. La campana viene inserita nel campanile l'8 ottobre dello stesso anno.
Nel 1962 l'orologio della metà del Seicento sistemato nel campanile, a carica manuale (la forza motrice era data da due pesi di pietra, che ogni giorno dovevano essere sollevati mediante due argani fino all'altezza dell'orologio), viene modificato a spese del comune con il meccanismo delle lancette dei minuti, un nuovo quadrante con le cifre in rame e un pendolo indipendente dalle variazioni di temperatura. Nel 1987 il meccanismo viene motorizzato. Nel 1988 viene installata una protezione per i campanari contro la caduta dei pesi dell'orologio.
Con il contribuito di tutti i parrocchiani nel 1964, viene rifatta la pavimentazione dell'altare con marmo bianco di Carrara e nero del Belgio.

Piccola comunità di montagna, di origine medievale, la cui economia è data, prevalentemente, dalle attività agricole e zootecniche nonché dall'industria estrattiva. Il territorio è caratterizzato da un profilo geometrico vario e aspro, con variazioni altimetriche piuttosto elevate, che vanno da una quota minima di 425 metri sul livello del mare ad una massima di 2.225 metri. L'andamento plano-altimetrico del capoluogo comunale, che dal punto di vista urbanistico mostra un abitato fortemente unito e molto antico, è tipicamente collinare.

Avano o Aveno (anticamente chiamata così), frazione di Tremenico lungo la strada per Pagnona, prende forse il nome dal nobile greco C. Avieno Filosseno mandato in Valvarrone a “colonizzare” da Giulio Cesare.
Situata a 771 metri s.l.m., si trova a circa un chilometro salendo dall’abitato di Tremenico, oltre la ripida e profonda valle dei Mulini, che divide le due terre. Ha conservato intatti i caratteri d’un tempo lontano.
La Chiesa dedicata a Maria Assunta in Cielo, già citata nel 1455, ricostruita nel 1644, e abbellita nel Settecento, deve considerarsi l’edifi cio di più vetusta fondazione. L’edifi cio è di grande interesse per la grazia tardo barocca degli stucchi che ornano, sopra il portale, l’effi - gie della patrona (1773) e quelli coevi dell’altar maggiore, che cingono una pala (Assunta e Angeli) datata 1731 e rispondente alla declinazione locale del gusto dei Ligari, non consueti, almeno secondo questa tipologia, nella zona.
Ad Avano, si pensa sorgesse la Torre che sorvegliava l’entrata nella Comunità di Monte Introzzo, tanto che esiste ancora, nel dialetto locale, una località chiamata “dent a la torr”.
Durante la peste manzoniana, Avano fu, tra i cinque, il paese più colpito, tanto che sino a pochi anni fa, appena fuori da esso, esisteva una croce di legno posta a ricordo dei numerosi morti, forse, sul luogo in cui sorgeva il cimitero degli appestati.
Un affresco in fondo al paese, con alcune scritte in lingua spagnola, sembrerebbe segnalare, che vi sia stata la presenza di frati benedettini.
Si dice, inoltre, che una casa posta nella piazzetta in fondo alla località, sia stata utilizzata come prigione spagnola, in attesa che gli arrestati fossero trasferiti altrove.
Da Avano parte il sentiero che conduce al Monte Legnone. Si tratta di un percorso di notevole interesse ambientale, che permette di attraversare zone assai diverse tra loro. Si risale la Val Rasga, che termina sulla cresta del Legnone, passando per l’ampia sella prativa dove si trova l’Alpe Agrogno basso.

Lentree è una piccola frazione, conta qualche casa e una teleferica che serve anche la frazione Fenile. È un borgo, ma anche frazione.

Fenile, piccola frazione posta alla destra e sopra Tremenico, è un borgo, ma anche frazione. Conta qualche casa ed una piccola fattoria.

Nella Valvarrone Consolino è conosciuta per la Madonnina presente.

Pernighera, piccola frazione sulla strada provinciale, ha qualche casa ed una teleferica.

Coldirola è una piccola frazione sulla strada provinciale ed ha anch'essa qualche casa ed una teleferica.

Dopo e appena sopra Avano c'è la Baia di Pezzaburo. Sopra Avano e Pezzaburo inizia l'alta Valvarrone e la Valsassina con Premana e Pagnona.

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