domenica 2 luglio 2017

M'ILLUMINO D'IMMENSO

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M’illumino
d’immenso

Mattina, la poesia di Ungaretti, è composta da quattro sole parole, impiegate per rappresentare una condizione individuale che si eleva, grazie alla forza dello stile e all’incisività dei vocaboli scelti, a condizione universale.
La lirica compare per la prima in un’antologia collettiva del 1918 (nella Antologia della Diana), con il titolo Cielo e mare. Con il titolo definitivo Ungaretti la include in Allegria di naufragi (1919) e poi nella sezione Naufragi dell’Allegria (1931, 1936 e 1942).
Metrica: versi liberi; nei due versi, è rintracciabile un settenario spezzato.

La poesia fu scritta il 26 gennaio 1917 a Santa Maria la Longa e il suo titolo originario era Cielo e mare. La brevissima lirica, scritta dal poeta mentre era soldato sul fronte del Carso durante la Prima guerra mondiale, esprime l'illuminazione dell'improvvisa consapevolezza del senso della vastità del cosmo.

Il messaggio che vuol comunicare è la fusione di questi due elementi contrapposti: il singolo, ciò che è finito, si concilia con l'immenso, ritrovando nella luce il principio e la possibilità di tale fusione.

In questa poesia prevale la volontà di ricercare una nuova "armonia" con il cosmo. La poesia successivamente venne inserita nella raccolta "L'allegria" (1931).



La lirica riflette una pausa di ritrovata serenità fra gli orrori della guerra, un momento di fiducioso abbandono al sentimento di armonia con la natura.

Si tratta di una delle poesie più celebri e brevi di Ungaretti.

Il titolo è molto importante poiché rievoca il momento della giornata nel quale il poeta, durante la guerra, viene come abbracciato da una luce molto intensa proveniente dall'alto, accompagnata da una sensazione di calore. Tale luce illumina lo spazio circostante, facendo risplendere interiormente il poeta e permettendogli così quasi di percepire la vastità immensa dell'infinito.

È un momento in cui il finito e l'infinito si uniscono quasi in un unico elemento: non esiste più niente intorno, solo una grande luce che origina un momento di intuizione nel quale egli si mette in contatto con l'assoluto.

M’illumino d’immenso significa questo: lo splendore del sole che è sorto da poco regala al poeta una sensazione interiore che lo ricollega al senso di vastità. Egli si sente vivo e parte dell’infinito mistero della natura. Lo stato d’animo descritto è quasi mistico, di unione con l’universo.

I due versi sono dei ternari senza rima che, letti insieme, diventano un settenario perfetto. Tra i due versi ci sono anche alcune consonanze (ritorno del suono –m) che contribuiscono all’unificazione di essi.

È presente anche la figura retorica della sinestesia (accostamento di due termini appartenenti a sfere sensoriali differenti). La sensazione fisica della luce del sole (illuminare) viene riferita ad un sentimento interiore (scambio di sensazione e pensiero).

Si tratta di un componimento geniale. Il poeta, con sole poche parole, trasmette la sensazione forte e maestosa del risveglio mattutino. Esso rappresenta la voglia di vita e di grandezza, nonostante il continuo perpetrarsi degli orrori della guerra.



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